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Modica, al Caffè Quasimodo serata su Vitaliano Brancati

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Il Caffè Letterario Quasimodo di Modica dedicherà sabato 16 dicembre, alle ore 17,30 presso la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Corso Umberto I, una serata ad un grande della letteratura.

Sarà infatti Vitaliano Brancati   ad essere al centro dell’incontro, che verrà coordinato da Giuseppe Macauda, poeta del Caffè Quasimodo. Interverranno il prof. Piero Carpenzano, docente di Lettere dell’Istituto “G. Verga” di Modica, che tratterà il tema “I piaceri di don Vitaliano tra ironia e moralismo, e il Presidente del Caffè Quasimodo, Domenico Pisana, che parlerà di “Brancati e Modica nel libro di Giorgio Buscema”.

La serata vedrà la recitazione di alcuni dialoghi di Vitaliano Brancati a cura di Giovanna Drago e Giovanni Blundetto, attori della Compagnia Teatrale “I Caturru” di Scicli,  e la lettura di un testo da parte di Leonardo Sammito,  studente dell’Istituto Magistrale “G.Verga” di Modica. Animerà l’incontro, con intermezzi musicali, il Tenore Giuseppe Veneziano,  che nella sua lunga carriera ha collaborato con il Coro del Teatro alla Scala e con  teatri italiani e stranieri debuttando in Barbiere di Siviglia di  Rossini e offrendo anche varie presenze televisive in chiave ironica(Che tempo che fa con A. Albanese); che  si è esibito, altresì,  nella Messa da Requiem di G. Verdi al Duomo a Milano e al Festival di Anagni, alla Victoria Hall di Ginevra e nel Concerto lirico Malta ( Palazzo Presidenziale) nel giugno 2005.

“Dedichiamo con piacere questo sabato letterario – afferma Domenico Pisana – ad uno scrittore narratore ironico di costumi, che con coraggio e dignità ha scelto la strada della libertà e dell’autonomia intellettuale, della lucidità critica, dell’impegno e della militanza intesi come conquiste della coscienza civile. I suoi scritti possono ancora parlarci oggi, e indurci a pensare. Egli ebbe anche un rapporto con Modica, un rapporto di vita, di letteratura e di cinema. Brancati visse a Modica dai tre ai dieci anni, frequentò le scuole elementari di Corso Garibaldi e la sua fanciullezza rimase folgorata dalla chiesa di San Giorgio, dai muri con i capperi coi fiori rosa e i palazzi l’uno sull’altro, ciascuno con una striscia di cielo imprigionata dietro le ringhiere dei palazzi e dei balconi”.