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Acate, la CGIL organizza la festa 1°maggio nel nome di Daouda Diane

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Qui il lavoro è morte. Così ripeteva Daouda Diane nel suo video messaggio inviato ai suoi familiari prima di sparire per sempre. Era il 2 luglio 2022 e Daouda si trovava ad Acate dentro l’azienda SGV Calcestruzzi, l’ultimo luogo dal quale si sono poi perse le sue tracce.

E da quello stabilimento, da dentro una betoniera, Daouda parlava  nel video messaggio del rischio continuo di morte legato a quel lavoro fatto in assoluta assenza di condizioni di sicurezza. Una denuncia forte e precisa diretta principalmente a chi, da Paesi lontani, pensa che basta mettere piede in un qualsiasi posto della civile ed evoluta Europa per trovare e realizzare la possibilità di una vita migliore.

Invece no, si fugge dalla povertà, dalla miseria e dalla guerra, con la speranza di riuscire a raggiungere da vivo la costa sud europea affrontando per settimane e mesi viaggi dove i rischi sono tanti a partire dall’affidarsi ad un sistema gestito da organizzazioni criminali di  trafficanti di persone. Nel messaggio  Daouda vuole affermare una cosa fondamentale e dura per la coscienza di tutti noi, quando dice “non è vero che qui siamo felici, anzi rischiamo di morire ogni giorno nel lavoro”.

Un’infelicità che non si determina per la mancanza di lavoro e di mezzi di sopravvivenza, ma al contrario qui è il lavoro che crea sofferenza. Ed è questo il motivo perché quest’anno abbiamo scelto Acate; innanzitutto per accendere ad un livello più alto i riflettori sulla scomparsa del lavoratore ivoriano, chiedere ogni sforzo possibile per arrivare alla verità, e poi per riconoscere e rilanciare l’esempio di Daouda che con coraggio ha scelto di parlare, di denunciare, di non abbassare la testa con grande dignità.

Una denuncia che non riguarda in questo caso la condizione in cui versano i lavoratori più fragili e ricattabili come sono i migranti, ma che  invece parla per tutte e tutti i lavoratori di questo Paese, maglia nera in Europa per mortalità ed incidenti sul lavoro.

“Qui il lavoro è morte” è la circostanza nella quale vivono tantissimi lavoratori  e tantissime lavoratrici da nord e sud ed  accade in media 3 volte al giorno visti i dati che parlano di   1090 morti sul lavoro nel  2022. Una situazione che non cambia verso in nessun modo perché i morti ed incidenti sul lavoro sono in aumento: 196 nel primo trimestre, sette in più rispetto alle 189 del periodo corrispondente nel 2022. Sono 11 in più del 2021 e 30 in più rispetto al 2020.  Questo quanto emerge dai dati Inail pubblicati in occasione della Giornata mondiale della Salute e Sicurezza nei luoghi di lavoro.

Ed è proprio da qui che dobbiamo ripartire affinché il lavoro possa invece essere vita e possibilità di serenità e crescita individuale e sociale proprio come è concepito e descritto nel primo articolo della Costituzione che quest’anno compie 75 anni. Il lavoro per essere strumento di vita ed emancipazione deve essere liberato dallo sfruttamento in un mercato del lavoro, come è soprattutto nel nostro territorio, dove domina la logica del massimo ribasso a tutti i livelli.

Una logica che attraversa trasversalmente tutte le categorie e settori del lavoro, dove si afferma sempre di più la competizione degli uni contro gli altri spezzando lo storico legame solidale che da sempre ha caratterizzato il movimento delle lavoratrici e dei lavoratori a livello internazionale.

La Cgil insieme a Libera ha voluto quest’anno organizzare e dedicare il 1° maggio agli ultimi lanciando la parola d’ordine “dignità” con lo slogan “Senza dignità non è lavoro”.

L’appello è stato raccolto da Bruno Giordano magistrato di Cassazione, Giovanni Mininni segretario generale della Flai Cgil, e da Don Luigi Ciotti  e l’adesione all’iniziativa di CARITAS, EMERGENCY, LEGAMBIENTE, MEDITERRANEA SAVING HUMANS, MH-CASA DELLE CULTURE SCICLI, ANPI , GENERAZIONE ZERO, GLS, AGESCI, AZIONE CATTOLICA, CONSULTA DELLE AGGREGAZIONI LAICALI DIOCESI RAGUSA, AUSER, CENTRO PIO LA TORRE, ARCI, AMNESTY, AGEDO, WE CARE, UFFICIO PASTORALE SOCIALE E DEL LAVORO DIOCESI RAGUSA.

Ripartiamo da Acate insieme alle cittadine e ai cittadini, alle lavoratrici e ai lavoratori di tutte le categorie per rilanciare la necessità di una riunificazione di tutto il mondo del lavoro per tornare a lottare affinché il lavoro diventi strumento di vita e di affermazione della felicità delle persone