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Aveva ragione Di Natale, Assostampa Sicilia condannata. Sentenza del Tribunale di Catania sul procedimento per “condotta antisindacale” contro la Rai immotivatamente abbandonato alla vigilia di un esito che si preannunciava favorevole: un danno di oltre 22 mila euro provocato dal sindacato dei giornalisti ai propri iscritti quale costo della sciagurata decisione di rinunciare al giudizio pur di non “rischiare” di fare dichiarare la nullità del licenziamento di Di Natale da parte della Tv di Stato. Un sindacato che si vende alla controparte violando i propri doveri: tutte le responsabilità dell’allora segretario Ginex, poi portavoce di Schifani, il ruolo di Morgante e il ‘sistema-Montante’

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In una fase di crisi gravissima del lavoro giornalistico – senza precedenti per gli effetti devastanti sulla quantità e qualità dell’occupazione, sugli standard retributivi, sul livello di garanzie e tutele – il sindacato è chiamato a svolgere un ruolo ancora più prezioso e importante. Ce n’è uno peraltro che si pregia di essere il sindacato unitario dei giornalisti, la Fnsi, Federazione nazionale stampa italiana, con le sue associazioni regionali di stampa: in effetti, fondato 117 anni fa, l’unico stabile nel tempo, sperando che l’ultimo nato, la Figec, Federazione italiana giornalismo editoria comunicazione, federata alla Cisal, possa avere lunga vita a differenza dell’esito negativo di altri tentativi del passato.

Una sentenza del 31 marzo scorso del Tribunale di Catania, quinta sezione civile, racconta una storia incredibile, ma vera e inquietante, sull’operato dello storico ‘sindacato unitario dei giornalisti italiani’, capace di ‘vendersi alla controparte’, di tradire così i doveri per i quali esso ha ragione d’esistere e perciò di essere costretto a pagare decine di migliaia di euro, soldi dei propri iscritti, come diretta conseguenza della scelta di violare palesemente il proprio obbligo primario di tutela degli interessi dei giornalisti per favorire quelli di parte opposta.

E’ la storia della rinuncia, da parte dell’Associazione Siciliana della Stampa, o Assostampa Sicilia, all’azione per condotta antisindacale nei confronti di Rai spa in riferimento al licenziamento del giornalista Angelo Di Natale, condotta doppiamente provata per tabulas con un duplice vizio: la mancata proposta del provvedimento da parte del direttore responsabile della testata giornalistica (Tgr) e la mancata preventiva comunicazione al Cdr, il comitato di redazione che rappresenta il sindacato nel luogo di lavoro. Una condotta antisindacale commessa ben due volte nello stesso procedimento di licenziamento e documentalmente provata: quindi una vittoria facile e scontata per il sindacato a tutela delle sue prerogative così platealmente lese.

In effetti come a suo tempo, a dicembre 2021, ha spiegato in un articolo lo stesso giornalista Di Natale (leggibile qui) – direttore responsabile di questa testata che oggi racconta i nuovi recenti sviluppi –  Assostampa Sicilia non voleva saperne di promuovere l’azione, pur doverosa per un sindacato degno di questo nome alla luce dei fatti esposti nell’articolo sopra richiamato. Alla fine però si era decisa, a febbraio 2021, per iniziativa del segretario regionale pro tempore, Roberto Ginex, l’unico soggetto legittimato secondo la previsione dell’articolo 28 dello Statuto dei lavoratori, quale rappresentante legale dell’associazione territoriale federata alla Fnsi, la sola firmataria del contratto collettivo di categoria, in quanto all’epoca sindacato unico. L’azione era stata caldeggiata dallo stesso Di Natale il quale per rimuovere le resistenze, infondate e strumentali addotte in precedenza dal predecessore Alberto Cicero, aveva reiterato la propria disponibilità a farsi carico di tutte le spese.

Tutto bene fino a quando non ne fu informata, necessariamente nell’imminenza dell’udienza fissata per la decisione, la Rai la quale in un battibaleno è stata capace di indurre Assostampa Sicilia – che nella vicenda è sua diretta controparte – a revocare l’azione già avviata, a pochi giorni dalla decisione del Tribunale la quale, alla luce dei documenti prodotti in giudizio, avrebbe con ogni probabilità accolto il ricorso del sindacato, condannato la Rai a rimuovere la condotta antisindacale e, conseguentemente, dichiarato nullo o inefficace il licenziamento.

Perciò, giustamente, Di Natale parlò di ‘prostituzione’ della funzione del sindacato e di vendita o svendita dell’autonomia delle proprie funzioni.

Ma tutto ciò era già noto nel 2021, al tempo dei fatti raccontati dallo stesso Di Natale, con l’articolo citato per il quale Ginex ha presentato querela: nel processo che ne è scaturito deve ancora cominciare l’istruttoria dibattimentale, udienza fissata il 15 maggio prossimo dinanzi al Tribunale di Ragusa.

Ma ci sono altri sviluppi che devono essere raccontati e che, come accennato in premessa, contengono brutte notizie per i giornalisti iscritti ad Assostampa Sicilia, quindi all’intera galassia Fnsi, e ovviamente per chiunque riponga nelle organizzazioni sindacali dei lavoratori la fiducia connessa alla speciale protezione costituzionale da cui le loro funzioni sono assistite: protezioni di cui Assostampa Sicilia è palesemente indegna.

Di Natale si era impegnato a farsi carico delle spese legali dell’azione, quale che fosse stato l’esito del giudizio (ma la Rai, carte alla mano, non aveva scampo), sicchè ha contestato l’obbligazione una volta che non c’è stato alcun esito poiché Assostampa Sicilia, con decisione scellerata, suicida e immotivata, ha revocato l’azione, tradendo i propri interessi di sindacato dei lavoratori e assumendo, come un camaleonte, quelli dell’azienda-controparte, peraltro responsabile di un licenziamento illegittimo, ritorsivo e basato su evidenti falsità come Di Natale ha sempre denunciato e come ha confermato la sentenza irrevocabile di un processo penale nel quale sono stati esaminati i fatti. Esito diverso ha avuto la controversia di lavoro viziata, come ha documentato Di Natale, da orrori giudiziari frutto di pesanti interferenze del suo persecutore Vincenzo Morgante artefice del licenziamento illegittimo e di pedine fondamentali del ‘sistema-Montante’, il noto impostore antimafia Antonio Calogero Montante da tempo pregiudicato e pluri-imputato, nella cui rete d’influenza era rilevante la posizione dell’allora caporedattore della Tgr Sicilia Morgante, promosso a direttore della Tgr subito dopo il licenziamento di Di Natale, poi costretto a lasciare la Rai per lo scandalo dei suoi rapporti con Montante, quindi approdato in Vaticano quale direttore di Tv2000, seguito Oltretevere da un altro sodale di Montante, Giuseppe Pignatone, nominato presidente del Tribunale del Vaticano dopo essere andato in pensione quale magistrato italiano.

Tornando ai fatti recenti e alla decisione del Tribunale di Catania, ovvio che Di Natale si fosse impegnato a farsi carico delle spese affinchè l’azione non solo fosse avviata ma giungesse anche ad una conclusione, con una sentenza. Invece Assostampa Sicilia l’ha revocata, complice della controparte Rai proprio quando il sindacato dei giornalisti stava per vincere ed anzi proprio perché stava per vincere e quindi per evitare in tutti i modi che ciò accadesse.

A questo punto Assostampa Sicilia anziché dare le spiegazioni che avrebbe dovuto, ha preteso che Di Natale sopportasse ugualmente i costi di quell’operazione assurda, riprovevole e inescusabile. Ne è scaturito un procedimento civile dinanzi al Tribunale di Catania concluso con la sentenza del 31 marzo scorso che dà pienamente ragione a Di Natale, difeso dall’avvocato Giovanni Cassarino del foro di Ragusa, e totalmente torto ad Assostampa Sicilia, condannata al pagamento delle spese e, ovviamente, a doversi accollare tutti gli oneri già sostenuti nel procedimento per condotta antisindacale. Oneri dei quali si sarebbe fatto carico Di Natale se Assostampa non avesse revocato l’azione e avesse permesso la decisione del Tribunale che – con ogni probabilità – avrebbe condannato la Rai e premiato il sindacato il quale quindi avrebbe incassato questo successo senza il rischio di alcuna spesa mentre, per avere voluto tradire i suoi doveri e vendersi alla controparte, ha dovuto gettare al vento oltre ventidue mila euro, soldi dei propri iscritti in una fase di crisi drammatica dei livelli di tutela e di retribuzione del lavoro giornalistico.

Nel giudizio promosso contro Di Natale da Assostampa Sicilia – in persona del suo legale rappresentante Giuseppe Rizzuto, incolpevole dei misfatti del suo predecessore ma quanto meno incauto nell’agire in giudizio dinanzi all’evidenza dei dati di realtà – il Tribunale di Catania, con la recente sentenza della quinta sezione civile ha così ricostruito i fatti: <<l’Associazione Siciliana della Stampa ha proposto ricorso ex art. 28 dello Statuto dei lavoratori nei confronti di Rai spa, sostenendo la condotta antisindacale di quest’ultima per avere illegittimamente licenziato il giornalista Angelo Di Natale, in assenza di proposta del direttore ex art. 6 Cnlg, nonché senza informazione e consultazione preventiva del Cdr e/o dei fiduciari, chiedendo l’emissione di ordine di cessazione della condotta illegittima ed antisindacale e disapplicazione e/o dichiarazione di nullità e/o dichiarazione di inefficacia del licenziamento e reintegrazione del lavoratore; era altresì richiesto ordinarsi a cura e spese dei resistenti l’affissione dell’emanando decreto nella bacheca riservata alle comunicazioni aziendali, sui quotidiani nazionali e condannarsi le parti al risarcimento del danno. Risulta inoltre, essendo documentalmente dimostrato e non contestato – osserva il Tribunale nella sentenza – che iscritta la causa a ruolo al Rg n. 2516/21 del Tribunale di Catania (sez Lavoro) veniva fissata dal Giudice l’udienza di discussione per il 11.6.21, Rai si costituiva in data 1.6.21 e nella stessa data veniva revocato il mandato all’avv. Iacovino e l’Associazione rinunziava al giudizio>>.

Poi il Tribunale analizza il contenuto della lettera inviata a suo tempo da Di Natale a Ginex per liberare il sindacato dalle spese del giudizio: <<Si legge nella pec del 22.2.21 inviata da Di Natale all’Associazione e depositata in atti: “Egregio Segretario, in relazione al procedimento in oggetto (condotta antisindacale ex art. 28 Legge 300/70 in relazione al mio licenziamento, n.d.r.) per il quale mi hai manifestato l’intento di agire conferendo mandato all’avv. Iacovino del foro di Roma, dichiaro che ogni costo del procedimento (onorari, oneri di ogni tipo, spese previste o eventuali, comprese quelle che dovessero scaturire da condanna giudiziale della parte attrice all’esito del procedimento) sono a mio totale carico. Ringraziandoti per l’attenzione dimostrata verso il caso da me segnalato rimango a disposizione per quanto possa risultare utile per il migliore esito del procedimento e ti porgo cordiali saluti…”>>. Il Tribunale quindi osserva: <<risulta evidente dal tenore della missiva – oltre che, e prima ancora, per logico ragionamento – che il convenuto si sia assunto l’onere di provvedere alle spese del procedimento avendo interesse a che lo stesso fosse portato a termine e, dunque, concluso con un provvedimento definitivo del Tribunale, mentre non avrebbe avuto interesse alcuno ad un’azione giudiziale definita per rinunzia della parte attrice. Se infatti il bene giuridico tutelato dall’art. 28 dello Statuto dei lavoratori è nella titolarità dell’Associazione, l’accoglimento del ricorso avrebbe comportato un beneficio diretto anche per il giornalista Di Natale, attraverso la reintegra nel luogo di lavoro; è chiaro dunque che, avendo l’Associazione ricorrente abbandonato il giudizio prima ancora di conoscere l’orientamento del Tribunale e comunque senza attendere la decisione di merito, sia venuto meno il fondamento dell’obbligazione assunta dal convenuto; non è mai stata allegata – si legge ancora nella sentenza – l’esistenza di una donazione indiretta o di altro atto di liberalità del giornalista Di Natale nei confronti dell’Associazione e non vi è contestazione alcuna circa il fatto che egli si fosse assunto l’onere di saldare i compensi professionali dell’avv. Iacovino per avere un interesse mediato, ma pur sempre diretto, all’emissione di un provvedimento del Tribunale. La scelta dell’Associazione di rinunziare al giudizio – osserva il giudice – ha definitivamente eliso la possibilità di conoscere l’orientamento del Tribunale circa la vicenda del licenziamento di Di Natale e, pertanto, nulla essa può pretendere nei confronti di quest’ultimo tenuto conto della causa dell’accordo fra essi intervenuto, che può essere analogicamente ricondotto al mandato tacito senza rappresentanza, concluso anche nell’interesse del mandatario. Non avendo l’Associazione mandataria adempiuto a quanto pattuito, nulla può pretendere nei confronti del mandante. La domanda pertanto va respinta>>.

Per questi motivi il Tribunale di Catania <<rigetta la domanda e condanna l’Associazione Siciliana della Stampa in persona del legale rappresentante pro tempore Giuseppe Rizzuto al pagamento delle spese del procedimento in favore dell’Erario liquidate in complessivi € 4.237,00 per compensi, oltre Iva, Cpa e spese generali come per legge>>.

La cifra indicata in sentenza, calcolata con Iva, Cpa e spese generali equivale a € 6.182,28. Somma, per le sole spese legali, perfettamente equivalente, e che si aggiunge, a quella a cui Assostampa era già stata condannata, quando aveva resistito in giudizio contro i legali Vincenzo Iacovino e Antonio Rubino incaricati da Ginex su indicazione di Di Natale, in relazione al giudizio per condotta antisindacale, poi sciaguratamente abbandonato. In tale procedimento, oltre alle spese di € 6.182,28, Assostampa era stata condannata a pagare il dovuto ai due professionisti nella misura di € 6.464,00 oltre iva, Cpa e spese forfettarie (quindi € 9431,74) e interessi maturati.

Insomma la scelta di abbandonare una causa – peraltro alta e nobile, come quella consentita dall’art. 28 dello Statuto dei lavoratori, per il suo valore esemplare di rivendicazione delle prerogative costituzionali del sindacato dei lavoratori – che avrebbe certamente vinto (in ogni caso gratis), quindi la scelta di ‘perdere’, è costata ad Assostampa Sicilia € 21.795,70 oltre agli interessi maturati sulla somma di € 15.614,02 che è il costo complessivo (€ 9.431,74 di parcelle ed € 6.182,28 per avere resistito in giudizio nel tentativo maldestro di non pagarle) del procedimento promosso quattro anni fa da Assostampa Sicilia contro la Rai, poi inopinatamente abbandonato a pochi giorni dalla sentenza prevedibilmente favorevole. A quella somma, che Assostampa Sicilia ha già dovuto versare ai due legali aventi diritto, ora si aggiungono ulteriori € 6.182,28 per le spese relative all’assurdo procedimento intentato contro Di Natale il quale, secondo la singolare pretesa sostenuta in giudizio da Rizzuto e dal legale di fiducia di Ginex, avrebbe dovuto pagare di tasca propria i costi della decisione ‘delittuosa’ anche contro se stesso da parte del sindacato dei giornalisti, evidentemente corrotto o comunque deviato dai suoi doveri elementari: decisione presa nel 2021 da Ginex per avallare un licenziamento nullo, quindi contraria ai principi fondamentali dello stesso sindacato e coincidenti con gli interessi di chi, dentro la Rai, aveva voluto un licenziamento ingiusto, falso, ritorsivo contro un giornalista ‘colpevole’ solo di avere difeso il servizio pubblico dagli abusi e dai maneggi dell’allora capo redattore Vincenzo Morgante.

Una domanda sorge spontanea: dinanzi all’atto ignominioso compiuto da un dirigente sindacale – Roberto Ginex, il quale, va detto per completezza, ha spiegato di essere stato allora indotto o costretto dalla giunta regionale di Assostampa Sicilia: attenuante o aggravante con estensione di inquietanti complicità? – è giusto che a pagare il conto economico di oltre 22 mila euro (quello non economico è ben più grave e incalcolabile) siano i poveri iscritti al sindacato, la stragrande maggioranza dei quali non riesce a sopravvivere, e non invece i diretti responsabili, ovvero Ginex, da solo o insieme alla giunta regionale in carica a fine maggio 2021?

Per la cronaca Roberto Ginex, segretario regionale di Assostampa Sicilia all’epoca dei fatti, lasciò la carica ad agosto 2022 dopo essere stato ingaggiato, quale portavoce, da Renato Schifani nella sua campagna elettorale di candidato a presidente della Regione: una situazione oscena e imbarazzante che a Ginex non ha impedito, come nulla fosse, di passare dal presunto compito di tutelare la dignità, la libertà e l’autonomia del lavoro giornalistico a quello di trombettiere di un politico solitamente aggressivo contro giornalisti veri che scrivono verità che a lui non piacciono. E che Ginex senza alcuna vergogna ne fosse prono, fervente e zelante trombettiere è egli stesso ad evidenziarlo quando, freschissimo ex segretario dell’Assostampa, pubblica un post di attacco a giornalisti del quotidiano La Sicilia ‘colpevoli’ di fare il loro mestiere e di non piacere, nel caso in questione, al nuovo padrone di Ginex, il neo eletto presidente della Regione. Per la cronaca Schifani già allora era imputato nel processo-Montante, accusato di concorso in associazione per delinquere e rivelazione di notizie riservate, processo dal quale a gennaio 2024 è ingloriosamente uscito, salvato dalla prescrizione, senza avvertire per un minimo sussulto di dignità il bisogno di essere giudicato, peraltro tra le vibranti proteste del pubblico ministero che contestava l’effettiva maturazione dei termini di prescrizione fissandola in una data futura.

Ginex invece, già al servizio dell’allora assessore regionale al Turismo Manlio Messina e del gruppo FdI mentre, da aprile 2018, guidava l’Assostampa Sicilia, a giugno 2023 ha lasciato il nuovo incarico di portavoce di Schifani, tornando ben presto ad occuparsi degli interessi collettivi della categoria dei giornalisti, addirittura assumendo a luglio 2024 la carica di presidente dell’Inpgi, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani, cui, dopo la dissoluzione della gestione principale transitata nell’Inps, è rimasta solo quella degli autonomi e dei precari.

A tutti costoro auguri! Ne hanno grande bisogno.