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L’Istituto Grimaldi utilizzato come incubatore di corsi professionali ad uso e consumo di Abbate: assunzioni, nomine, incarichi maneggiati come moneta di scambio clientelare. La stranissima coabitazione con una scuola privata, l’Esfo, nella sede presa in affitto dalla Provincia per insufficienza dei locali dell’Istituto di Stato. E’ un intero piano con le strutture didattiche e i servizi (una scuola ‘chiavi in mano’) ceduto, praticamente gratis e in violazione delle norme, a quest’associazione vicina a cuffariani di potere oggi in forza alla Lega. Forti dubbi sulla dirigenza del Grimaldi tra opacità degli atti, una gestione discutibile delle aziende agrarie, progetti ‘top secret’ con fumus di parentopoli. Viaggio nel business della formazione tra scandali, inchieste e sistematiche ruberie in dispregio delle oneste aspettative di lavoro. I tasselli e tutti gli indizi sulle tracce di questa filiera del ‘sistema-Abbate’ insediatosi nella scuola e il ruolo del sindacalista Cisl Giovanni Migliore. Meriterebbero ben altro riguardo, per i nomi che portano, il ‘Grimaldi’ e l’istituto comprensivo ‘Raffaele Poidomani’ abitato da zelanti orientatori nella direzione cara all’ex sindaco

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Poco più di un anno fa, il 22 ottobre 2023, il giornale on-line Ragusanews in un articolo svela il ‘mistero’, a Modica, di una scuola privata insediata dentro un istituto d’istruzione pubblica. Com’è possibile, giustamente si chiede dinanzi all’immagine che sulla parete dello stesso locale fissa le due insegne?

Su una grande porta a vetri, l’unica per un ingresso comune obbligato, ben visibile la targhetta indicante ‘Esfo, Ente superiore formazione & orientamento’, denominazione che in tutti gli spazi di autopresentazione di questa scuola privata comprende anche l’estensione ‘Corsi di formazione in Sicilia e Agenzia per il Lavoro’.

A lato della porta, sulla parete dell’edificio, un’altra targhetta: vi si legge – sotto il vecchio emblema storico del Ministero dell’istruzione, un tempo anche dell’Università e della Ricerca (da novembre 2022 Ministero dell’istruzione e del merito) – ‘Istituto professionale statale per i servizi alberghieri con indirizzo per agricoltura e ambiente’ e, a seguire, con caratteri più piccoli, ‘Succursale Via Sorda Sampieri’.

Siamo a Modica, in via Sorda Sampieri n. 13, nel cuore della città commerciale frutto dell’espansione della fine del secolo scorso. Quelle due targhette, a pochi decine di centimetri di distanza, sulla porta e sulla parete dello stesso edifico, svelano l’esistenza di un ‘condominio’.

 

Le targhette, sulla porta e a fianco, dell’ingresso unico dell’Esfo e della sede distaccata dell’Istituto professionale di Stato ‘Grimaldi’

 

Conviene allora cominciare a delineare il profilo dei due condòmini e soprattutto accertare chi e perché li ha voluti accasare insieme, sotto le stesse mura, in una condizione di promiscuità oscura, sospetta, illogica, innaturale e – se vale ancora qualcosa – contraria alle norme di legge.

In questo modo, con ogni probabilità scopriremo che quel ‘condominio’ è tale perché a comandare all’interno non è né l’uno né l’altro dei partners conviventi ma un soggetto che protegge o si è appropriato di certe loro funzioni e ne dirige lo scambio come utilizzatore finale e perciò come dominus e dante causa: è il ‘sistema-Abbate’ che da molti anni, come lettori e lettrici di In Sicilia Report ben sanno, ha in pugno la cosa pubblica della città e, manovrandola a piacimento contro le leggi e senza la parvenza del più elementare scrupolo civico o morale, l’ha trasformata, attraverso l’imposizione intimidatoria o la seduzione corruttiva, in una gigantesca cosa privata; gigantesca perché potenzialmente tanto grande da coprire ogni settore d’interesse della città; privata perché nella totale disponibilità del ‘sistema’ che ha il suo promotore e proprietario in Ignazio Abbate, sindaco per nove anni dal 2013 al 2022 e da due deputato, eletto all’Assemblea regionale siciliana dove presiede la commissione Affari istituzionali ed è vice capo gruppo della Dc di Totò Cuffaro, l’ex presidente della Regione pregiudicato per favoreggiamento della mafia e riabilitato dopo essere stato recluso nel carcere romano di Rebibbia dal 22 gennaio 2011 al 13 dicembre 2015 per scontare una pena a sette anni di reclusione inflitta con sentenza irrevocabile di condanna.

Il ‘sistema-Abbate’ è così denominato in quanto opera dell’ex sindaco di Modica e attuale deputato regionale cuffariano; e ancora oggi, due anni e mezzo dopo l’uscita da palazzo San Domenico, il nome gli spetta in fatto e di diritto perché esso, ancora vivo e forte, agisce come e più di prima, in piena continuità nonostante la nuova sindacatura, da lui a questo fine insediata e ancora oggi guidata con mano ferma dalla nuova posizione di forza che gli deriva dall’essere nell’Assemblea regionale siciliana un membro di maggioranza, a capo di una commissione legislativa nella quale cerca in tutti i modi di far valere per sé e i suoi affari la rendita di posizione datagli dalla carica, in un partito decisivo per la tenuta del governo.

I due condòmini dunque.

L’Istituto professionale di Stato Grimaldi: una storia gloriosa nata 70 anni fa con l’Agrario intitolato al grande scienziato Clemente, alla quale fanno torto l’errata denominazione ‘Prìncipi’ e la gestione recente 

Il primo è una scuola pubblica, l’Istituto professionale di Stato ‘Prìncipi Grimaldi’. Un nome bizzarro, ambiguo e fumoso giacché non si capisce chi siano i ‘prìncipi’ a cui è intitolato. O meglio, la logica e la storia ci portano a Clemente e Giovan Pietro Grimaldi, due fratelli, entrambi illustri cittadini di Modica i quali, però, non sono ‘pìincipi’, qualunque cosa il termine possa significare nell’Italia repubblicana nata dalla Costituzione la quale con la XIV disposizione transitoria e finale cancella il riconoscimento dei titoli nobiliari. Ma se anche volessimo ignorare questo elementare dettaglio, le due personalità insigni, dotate di grandi meriti verso la città di Modica, furono baroni in quanto il titolo di principe era appartenuto, ormai estinto, due secoli prima, verso la fine del 1600, a taluno dei loro avi, Carlo ed Enrico figli di Francesco, estranei alla città della contea e privi di ogni elemento biografico attinente all’intitolazione della scuola.

Questa infatti – sorta settant’anni fa come Istituto agrario (4 classi, 70 alunni, 13 insegnanti) in corso Vittorio Veneto e una piccola azienda agraria in località Treppiedi, ora viale degli Oleandri – fu intitolata a Michele Grimaldi, agronomo, botanico e fitopatologo di fama internazionale; scienziato che salvò la viticultura siciliana colpita dall’epidemia di fillossera; membro del Consiglio superiore dell’agricoltura; rappresentante del governo italiano nell’Esposizione universale di Parigi del 1900; legatissimo a Modica dove guidò il Comitato di soccorso ai danneggiati dall’alluvione del 1902 portando a termine in tempi record la costruzione del quartiere Milano-Palermo e ricoprendo la carica di prosindaco, assessore, presidente del consiglio comunale, nonché consigliere e presidente della Deputazione provinciale di Siracusa.

Morto nel 1915 a soli 53 anni, ebbe un fratello, più grande di soli due anni, deceduto nel 1918 a 58 anni: Giovan Pietro, fisico, docente in varie università italiane compresa quella di Catania di cui fu anche rettore e anch’egli in forte credito con Modica: prima di morire, prematuramente come il fratello, devolvette il rilevante patrimonio alla fondazione che porta il suo nome.

Riconosciuti gli alti meriti dei due fratelli Grimaldi – non prìncipi, semmai baroni, gli ultimi ‘baroni di Calamezzana’ nel linguaggio del loro tempo – non si comprende chi e perché nel 1995, all’atto della fusione con l’Alberghiero di Siracusa, abbia voluto cambiare la naturale intitolazione dell’istituto a Clemente Grimaldi, aggiungendovi – presumibilmente – il fratello fisico, ma soprattutto non si comprende il senso di una scelta che cancella l’identità di Clemente Grimaldi, lasciandone il solo cognome abbinato al titolo di ‘prìncipi’ che non ha alcun fondamento storico.

Difficile oggi, dopo tanto tempo, capire come quell’iter d’intitolazione sia andato in porto, né chi, nella lunga sequenza di deliberazioni e di pareri tra consiglio d’istituto, consiglio dei docenti, provveditore agli studi, prefetto, giunta comunale, ministero dell’istruzione, sia stato il proponente e il regista della scelta che al di là del merito dell’estensione al fratello fisico del celebre agronomo, si presenta oscura, ambigua, irriguardosa verso l’identità biografia individuale dei fratelli Grimaldi, diversissimi tra loro e accomunati in un titolo sepolto dal tempo già secoli prima delle loro esistenze: quindi non veritiero e pertanto farsesco e degradante.

Tornando alla storia dell’istituto, negli anni ’60 del secolo scorso, periodo di grande crescita, il ‘Clemente Grimaldi’ arriva ad avere cinque sedi – a Modica, Scicli, Ispica, Pozzallo, Giarratana – con oltre 40 classi di studenti; ma nella seconda metà degli anni ’70 calano gli iscritti e nel ’92 la riforma degli istituti professionali, unitamente a quella sul dimensionamento, prepara il terreno della fusione con la sede, istituita nel 1989, dell’Istituto professionale di Stato per i servizi alberghieri e della ristorazione di Siracusa. A parte l’infelice intitolazione di cui abbiamo detto, ne nasce un istituto che, nella denominazione attuale, è ‘Alberghiero, agrario, ottico, convitto, azienda agraria in biologico’ con sedi a Modica e a Chiaramonte Gulfi.

La struttura centrale è a Modica in viale degli Oleandri n. 19, nei pressi di un terreno che fu il primo nucleo dell’annessa azienda agraria; il convitto è in via San Giuliano; l’azienda agraria principale a Pozzallo in contrada Scaro-Recupero: è dichiarata biologica e ciò ha fruttato cospicui contributi, ma come vedremo la definizione, oggetto di contestazioni da parte degli organi di controllo, lascia forti dubbi.

A Modica vi è anche una sede distaccata, in via Sorda Sampieri n. 13, dove, come accennato, da tempo c’è uno strano condominio.  Che l’indirizzo sia quello indicato non vi sono dubbi ma va rilevato che da un certo momento in poi nel sito ufficiale dell’istituto esso risulta modificato, divenendo ‘Via Sorda Sampieri s.n.c.’, ovvero senza numero civico. Eppure il numero c’è, è lo stesso nel quale sono ubicati i locali con ingresso unico, condiviso dalla scuola pubblica e da quella privata. E anche quest’ultima, da un certo momento in poi – lo stesso momento nel quale anche l’Istituto professionale di Stato ‘perde’ il numero – cancella il civico, limitandosi ad indicare il nome della via: Sorda Sampieri s.n.c.

Il Grimaldi, secondo gli ultimi dati pubblicati nel sito dell’istituto – non veritieri o non aggiornati, va precisato – è frequentato da 445 alunni suddivisi in 24 classi, con una media di 18,54 per classe. La fonte ‘Scuola in chiaro’ del ‘ministero dell’istruzione e del merito’ indica invece 375 alunni in 21 classi, con 131 docenti  (109 a tempo indeterminato, 22 a tempo determinato) di cui 39 di sostegno, e 69 operatori amministrativi-tecnici-ausiliari.

Dirigente ne è Bartolomeo Saitta, vicario il docente incaricato Orazio Licitra.

Lo strano ‘condominio’ con l’Esfo, scuola privata attiva nel business

della formazione e radicata in una piccola porzione del territorio messinese. Dominus Enzo Testagrossa, geometra di Mistretta

Ed ecco ora lo strano coinquilino, l’istituto privato Esfo, ‘Ente superiore formazione & orientamento’, che organizza corsi di formazione ed è accreditato dalla Regione anche come Agenzia per il Lavoro.

E’ un’associazione privata diretta da Enzo Stefano Testagrossa di Mistretta, comune di quattro mila abitanti sui Nebrodi nella città metropolitana di Messina. Nata 37 anni fa, nel 1987, la scuola ha sedi a Sant’Agata di Militello (Messina), a Palermo, a Sambuca di Sicilia (Agrigento) e, dallo scorso anno, a Modica.

Gran parte della storia dell’istituto è legata al suo direttore e dominus-factotum, un geometra di 57 anni, con esperienze di lavoro nei cantieri edili, ma anche, tra le altre passate occupazioni, venditore di materiale para-ospedaliero e collaboratore di Unaprol nella tracciabilità dei prodotti agricoli. Decisivo nel suo cursus honorum l’incontro con la formazione, quando non ancora trentenne coordina un corso finanziato dal Fse, Fondo sociale europeo, ma soprattutto quello, nel 2005, con l’assessore regionale alla cooperazione, commercio, artigianato e pesca in carica nella prima giunta-Cuffaro, Carmelo Lo Monte il quale lo assume nel suo staff. Diventa così segretario amministrativo dei corsi di formazione regionale in agricoltura; si occupa di Por, i Programmi operativi regionali finanziati dall’Unione europea; assume la titolarità e la gestione di un frantoio oleario nel quale si attiva anche come ‘sindacalista dei suoi clienti’; ottiene incarichi come tecnico dei processi di tracciabilità dell’olio d’oliva in progetti Ue; nel 2006 è assunto come tutor dall’ente di formazione professionale Anfe poi investito, come tanti altri, da dubbi, veleni e inchieste. A questo punto il salto è maturo e, con l’Esfo, Enzo Testagrossa vede crescere notevolmente il suo business ormai radicato nella formazione, grazie ad una rete che nei vari governi regionali trova saldi punti di sostegno.

In ultimo gli amici più importanti di Esfo sono vari leghisti di potere: Girolamo Turano, Luca Sammartino, Antonino Germanà, Vincenzo Figuccia, Ester Bonafede a cui si può aggiungere, per la pronta disponibilità suscitata e sollecitata dai primi, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla il quale nell’Agrigentino, nodo cruciale degli intrecci affaristici della formazione in Sicilia, ha basi sicure anche perché marito di Maria Paola Ferro, nipote di Antonio Ferro, il noto ‘patriarca’ dello storico clan mafioso di Canicattì legato da una parte ai corleonesi di Bernardo Provenzano e dall’altra alla cosca catanese di Nitto Santapaola. Per dovere di cronaca va ricordato che Lagalla afferma di non avere mai avuto frequentazioni con la famiglia della moglie con la quale da sempre convive in armonia. Per mera casualità di fatti e misfatti che in tempi diversi s’incrociano e si sovrappongono, possiamo altresì rilevare che Canicattì è anche la città di Fausto Giacchetto che incontreremo richiamando alcuni degli scandali più gravi della formazione in Sicilia.

Turano, Sammartino, Germanà, Figuccia, Bonafede: leghisti

di potere, tutti di formazione cuffariana, a protezione dell’Esfo,

partner imposto da Ignazio Abbate all’Istituto di Stato Grimaldi

Girolamo Turano, 59 anni, avvocato di Alcamo, è deputato all’Assemblea regionale siciliana dal 1996 ininterrottamente, eccettuato il quadriennio 2008-2012 quando è presidente della Provincia di Trapani raccogliendo il testimone da Antonio D’Alì, il più volte parlamentare e membro del governo-Berlusconi in carcere da due anni dopo una condanna irrevocabile a sei anni di reclusione per concorso in associazione mafiosa a seguito dei tanti favori resi a Matteo Messina Denaro, a Totò Riina e a vari boss di Cosa nostra. All’Ars Turano è sempre eletto nelle liste del partito di Cuffaro, prima Cdu poi Udc, di cui porta le insegne fino a due anni fa quando decide di correre, tagliando come sempre il traguardo, sotto il simbolo della Lega.  Già nel 2000, a 33 anni, lo troviamo assessore regionale agli enti locali, dal 2017 alle attività produttive e dal ’22, anno in cui transita nel partito di Matteo Salvini, all’istruzione e alla formazione professionale.

Luca Sammartino, 39 anni, odontoiatra, vanta: uno zio paterno prefetto, Claudio Sammartino; la madre, Annunziata Sciacca e uno zio materno, Giuseppe Sciacca, a capo delle cliniche catanesi di Humanitas; la compagna, Valeria Sudano, senatrice, figlia e nipote d’arte rispettivamente di Vincenzo e Domenico Sudano, nonchè erede designata della loro rete capillare intessuta nei decenni dentro la Cisl e nei partiti post Dc di centrodestra. Grazie al potere miracoloso del mondo della sanità privata e della formazione Sammartino è campione di preferenze, ma anche di giravolte che lo vedono passare dall’Udc al Pd renziano, alla Lega. All’Ars dal 2012, è assessore all’agricoltura e vice presidente della Regione quando, già indagato in due procedimenti penali per corruzione, il 17 aprile 2024 viene sospeso dalla carica, colpito da misura interdittiva in quanto nuovamente accusato di corruzione aggravata nell’ambito dell’inchiesta per voto di scambio politico-mafioso che vede undici persone – tra le quali sindaci, uno dei quali in manette, consiglieri comunali e burocrati – arrestate e tante altre indagate.

Antonino Germanà, 48 anni, messinese, è figlio e nipote d’arte: il padre Basilio, condannato per bancarotta fraudolenta, è parlamentare di Forza Italia dal 1994 al 2006; il nonno Nino senior deputato regionale. Lui, Antonino jr, entra all’Ars a 32 anni nel 2008; dal 2018 è deputato alla Camera: eletto con Forza Italia, nel 2020 passa alla Lega e nel 2022 è eletto senatore.

Vincenzo Figuccia, 50 anni, palermitano, eletto all’Ars nel 2012 con l’Mpa, il Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo, due anni dopo passa a Forza Italia che lascia in vista delle elezioni del 2017 nelle quali corre, eletto, per l’Udc. Nel 2020 il passaggio alla Lega e nel 2022 la rielezione. I suoi cambi di casacca non sono individuali ma in versione pacchetto famiglia. Quando va nel partito di Salvini è l’intera schiatta che lo spinge e lo segue: il fratello Marco, la sorella Sabrina e il padre Angelo. Questi, 73 anni, ex sindacalista Cisnal, sindacato collaterale al Msi di Giorgio Almirante, è consigliere di quartiere a Palermo dal 1985, poi consigliere comunale – di cui rimane memorabile la virulenza di certe crociate omofobe – dal 1993 al 2017 quando nella sala delle Lapidi lascia il testimone alla figlia Sabrina e nel quartiere, la quinta circoscrizione, al figlio Marco. Tutti – Angelo, Vincenzo, Sabrina e Marco – nel 2020 passano alla Lega e ad indicare quanto sia forte lo spirito di casato e di sangue c’è un vecchio volantino elettorale nel quale Sabrina, in corsa per Forza Italia alle comunali del ’17 raccogliendo il testimone di papà e quando da cinque anni il fratello Vincenzo è deputato all’Ars, si definisce ‘Sabrina detta Angelo, detto Vincenzo’. Non un caso di transizione di genere ma, più banalmente, una truffa agli elettori perché Angelo e Vincenzo non sono nomi secondari della candidata Sabrina – la quale non è ‘detta né Angelo, né Vincenzo’, che invece sono i nomi del padre e del fratello – ma persone diverse, ‘famigli’ e propri big sponsor elettorali: come dire ‘se votate me è come se votaste loro’.

Ester Bonafede, 64 anni, è un’architetta da sempre vissuta di incarichi di fonte politica, cresciuti a dismisura per mano di Totò Cuffaro, soprattutto negli anni della presidenza della Regione, mai però venuti meno in seguito con la giunta di Raffaele Lombardo, con quella di Rosario Crocetta nella quale, nella burocrazia e nel governo, i cuffariani imperversano, e poi di Nello Musumeci e di Renato Schifani.

Laureatasi a 29 anni, Bonafede colleziona incarichi e poltrone: centinaia di nomine, consulenze, chiamate, affidamenti da enti pubblici, soprattutto quelli di emanazione regionale come Ausl, Iacp e tanti altri. Prestazioni rese da architetta, ma anche nell’organizzazione di convegni soprattutto sui beni confiscati alla mafia negli anni in cui prende piede l’antimafia parolaia che con il tandem Lo Bello-Montante (quest’ultimo, Antonio Calogero Montante, è l’impostore smascherato, falsa icona della legalità condannato con sentenza definitiva) scala le vette del potere; e altri di matrice sociale come quelli per i corsi del Fse, Fondo sociale europeo, su chiamata dell’Anfe, ente di formazione già citato come datore di lavoro del futuro patron di Esfo, Enzo Testagrossa.

Negli anni ’90 Bonafede organizza concerti di musica classica e così è pronta per il business del ‘circuito del mito’ e del ‘percorso della sacralità, una strada per il futuro’ finanziati dalla Regione: eventi di spreco milionario finiti sotto inchiesta ma che a lei una ‘strada per il futuro’ sanno spianarla, sempre in discesa. Ed ecco giungere una serie di incarichi a pioggia. Dal 2006, designata da Cuffaro, al 2013 è nel consiglio d’amministrazione della Fondazione Teatro Massimo di Palermo; dal 2007, sempre per volontà di Cuffaro, al 2013 è sovrintendente della Foss, Fondazione orchestra sinfonica siciliana; nel 2012 il neo presidente della Regione Rosario Crocetta addirittura la nomina assessore al lavoro, alla famiglia e alle politiche sociali e quando due anni dopo deve lasciare l’incarico diventa consulente dell’assessore alla salute. Nel 2019 Gianfranco Miccichè, presidente dell’Ars, la riporta sulla poltrona di sovrintendente dell’ente musicale ma solo per poche settimane perché il suo ritorno provoca reazioni vibranti e l’incarico è revocato. Del resto nel periodo precedente, alcune spese per l’acquisto di mobili e arredi nel suo ufficio finiscono nel mirino degli inquirenti anche perché di quell’acquisto non c’è alcun bisogno e sull’ente pubblico, che ha 112 dipendenti, pesa un debito-monstre. Bonafede non risparmia energie nella caccia alle poltrone e nelle battaglie per renderle profittevoli per sè. Nel 2012, nominata assessore regionale, non vuole lasciare la poltrona di soprintendente della Foss e quando è costretta fa causa alla Regione per chiedere gli stipendi che in via cautelativa, visto il rifiuto a dimettersi, le sono sospesi: stipendi da dieci mila euro al mese che si sommano a quelli da 15 mila di assessore. Eppure è di quel periodo una sua lamentela pubblica sulla stampa: <<io assessore, guadagno meno del mio capo di gabinetto e del mio stenografo>>. Non è vero ma, evidentemente, lei vorrebbe guadagnare molto di più del ‘misero’ stipendio attribuito ai membri della giunta, equiparato al trattamento mensile di deputato: appena 15 mila euro.

Dalla Corte dei conti Bonafede è condannata, insieme a Crocetta e alla dirigente Anna Rosa Corsello, a risarcire la somma di 2,2 milioni di euro per il progetto Spartacus, affidato al Ciapi di Priolo: un’altra vicenda di sprechi, imputabile all’assessorato da lei retto, che si inscrive nel filone degli scandali degli enti della formazione nel quale proprio il Ciapi occupa posizioni di primo piano.

Il suo curriculum di architetta e fantuttona registra tanti altri incarichi, da quelli nelle centrali eoliche impiantate a Salemi e nell’Ennese, a quelli per i progetti di turismo rurale a Castelvetrano, con finanziamenti europei e sempre su designazione fiduciaria di fonte politica in una pletora infinita di committenti in apparenza diversi ma aventi un comune dante causa.

Nel 2011 e 2012, prima di entrare a far parte della giunta regionale Crocetta, trova il tempo per fare l’assessora a Sambuca di Sicilia, centro di cinque mila abitanti che casualmente è uno dei pochi nell’isola ad ospitare sedi dell’Esfo. Nel piccolissimo comune dell’Agrigentino Bonafede torna anche come direttore dei lavori di ristrutturazione di una trentina di immobili per farne un albergo diffuso secondo un progetto con fondi europei da 4 milioni. Una serie di fatture in sede di rendiconto delle spese fa scattare l’alert rosso e lei, nel 2017, si trova indagata a Firenze nell’ennesima inchiesta per corruzione negli appalti Anas concessi, in cambio di tangenti del 3% sugli importi milionari, in questo caso ad imprese siciliane una delle quali porta gli inquirenti all’ex assessora regionale siciliana e al marito Carmelo Carrara, ex magistrato – pubblico ministero negli anni ’80 a Palermo, poi procuratore a Sciacca – quindi politico sempre al fianco di Cuffaro il quale nel ’96, in quota Cdu, lo fa eleggere alla Camera dei deputati.

Mentre imprende tra la Sicilia e la Toscana, mentre colleziona incarichi multitasking, mentre incassa cospicui emolumenti per sovrintendere a teatri, orchestre e fondazioni culturali pubbliche, Ester Bonafede è segretaria provinciale dell’Udc di Palermo, nonché vice segretaria regionale. Più di recente, nelle elezioni europee del giugno scorso trova un posto in lista con la Lega che ospita il partitino di Lorenzo Cesa – sopravvissuto alla Camera grazie al soccorso del leghista Nino Minardo – i cui ultimi superstiti, come Ignazio Abbate, nelle regionali del ’22 hanno trovato rifugio nella Dc di Cuffaro. Bonafede ha anche il sostegno diretto di Salvini che in queste settimane di novembre 2024 ha fatto di tutto per spingerla al vertice delle fondazioni Orchestra sinfonica siciliana e Teatro Massimo, o almeno ad uno dei due, nonostante nel secondo caso la levata di scudi per la riconferma dell’uscente Marco Betta, stimatissimo compositore e sovrintendente di riconosciuta qualità. Perfino nel centrodestra è scattato l’allarme: <<Se si toglie Betta fallisce il teatro. Ne abbiamo avuto prova – ammettono in tanti fuori dalla Lega – con la sparizione dell’Orchestra sinfonica siciliana che un tempo suonava a Vienna, a Parigi, a New York con direttore Von Karajan>>: è vero, poi arrivò Bonafede; che ora vorrebbe tornare. Alla fine Salvini ha dovuto lasciare a Betta la poltrona ambìta ma, niente paura per Bonafede: direttamente da Roma il ministero della cultura (socio del Teatro Massimo con Regione Sicilia e Comune di Palermo) le affiderà un incarico ad hoc per progetti speciali finanziando appositamente e mettendo nelle sue mani un budget di 4-5 milioni di euro.

Se tutto ciò può apparire strano, l’architetta, che dal 15 marzo 2022 è a capo anche della Fondazione Taormina Arte, ha però il merito, tra i tanti altri, della candidatura nella lista della Lega, nelle elezioni europee dell’8 e 9 giugno 2024, in Sicilia al fianco di altri influenti amici dell’Esfo come Girolamo Turano e Antonino Germanà: non di Sammartino, il re delle preferenze fuori gioco per la sospensione, ma capace con il suo immenso bacino di elettori fidati di fare eleggere Raffaele Stancanelli che in Sicilia e nella circoscrizione è più votato anche dello straripante generale Roberto Vannacci.

Con il ministro Giuseppe Valditara (al centro) Lucio Testagrossa, Enzo Testagrossa, Antonino Germanà, Vincenzo Figuccia, Ester Bonafede

 

E infatti lo scatto che immortala la visita del ministro dell’istruzione, il leghista Giuseppe Valditara, all’Esfo di Palermo il 21 maggio scorso è la foto di famiglia dell’ente di Sant’Agata di Militello con dentro il Ghota della formazione in Sicilia e del potere della Regione personificato da Turano. 

Dall’assessore regionale Turano al predecessore e concittadino Papania, ras dei corsi della formazione nello Ial della Cisl, senatore Pd fino al 2013 e da settembre in carcere per voto di scambio politico mafioso

L’assessore regionale all’istruzione e alla formazione professionale Girolamo Turano condivide la città natale e di vita quotidiana, Alcamo, con un ras di lungo corso dei traffici sui corsi come Antonio Papania al quale si deve di avere reso, già nei primi anni ’90, un centro di 44 mila abitanti, per numeri di business e poi di scandali, una delle capitali in questo settore attraversato da un fiume di danaro pubblico in Sicilia.

Papania, 65 anni, diploma di perito commerciale, ben presto scopre e impara che nel mondo della formazione, che lo vede instancabile promotore, può trovare i voti necessari per una carriera politica di primo piano: è deputato all’Ars, nel Ppi e nella Margherita, dal 1996 al 2005 quando trasloca al Senato dove subentra all’ennese Michele Lauria dimissionario per incompatibilità con la carica di membro dell’Agcom e dove rimane per altre due legislature fino al 2013 quando il Pd non lo ricandida perché ‘impresentabile’.

Dal 15 settembre 2024 è in carcere per voto di scambio politico mafioso, colpito il 17 ottobre successivo da una nuova ordinanza di custodia cautelare per corruzione e truffa: tutte accuse ruotanti intorno alla gestione di vari enti di formazione a lui riconducibili e che per decenni nella sua città e nella provincia di Trapani ne fanno un signore, di tessere e di voti, capace di creare consiglieri comunali, sindaci, deputati regionali a lui devoti e a lui tenuti a rispondere. Nel 2002 Papania patteggia una pena per abuso d’ufficio per fatti commessi nella qualità di assessore regionale al lavoro e alla formazione nella giunta del Ds Angelo Capodicasa in carica per un anno e mezzo da novembre 1998 a luglio 2000, mentre nel 2016 è condannato per voto di scambio, imputazione dalla quale tre anni dopo è assolto in appello.

Secondo le accuse recenti dalle quali risulta acquirente di voti mafiosi per migliaia di euro, in favore di un uomo di fiducia, Angelo Rocca, posto a capo del suo movimento politico in provincia di Trapani, e per le quali è rinchiuso nel carcere di Pagliarelli, gli enti di formazione di cui è padre-padrone, talvolta accreditati anche in mancanza dei requisiti di legge, venivano usati non per realizzare regolarmente i corsi ma come stipendifici per remunerare ampie clientele senza titolo ed anche avversari politici e loro parentele al fine di acquistarne sostegno elettorale per sé e militanza nel proprio movimento politico, ‘Via’, fondato dopo lo stop opposto dal Pd alla sua candidatura nel 2013 e confluito nel 2020 nel Mpa. A fermare la carriera parlamentare di Papania, che nelle primarie del Pd di Bersani a dicembre 2012 s’era guadagnato il posto numero due in lista ed un seggio sicuro, l’arresto del suo factotum Filippo Di Maria sorpreso nell’operazione Dioscuri della direzione antimafia a trafficare con il clan mafioso di Alcamo ‘Melodia’ elenchi di votanti nelle precedenti primarie Pd per il candidato alla presidenza della Regione del 2006. Di Papania è nota anche una raccolta di poesie pubblicata con prefazione del già citato Roberto Lagalla, allora solo un medico radiologo; in seguito assessore regionale alla sanità nel secondo governo Cuffaro; poi rettore dell’Università di Palermo; quindi assessore regionale all’istruzione e alla formazione nel governo-Musumeci in quota Udc, veste nella quale il 7 agosto 2020 irrompe a Modica al Grimaldi per lanciare l’impresa didattica dell’istituto per la produzione di cioccolato; da due anni sindaco di Palermo.

A Papania è legato lo Ial, Istituto addestramento lavoratori, colosso della formazione nato nel 1955 come costola della Cisl e investito nel tempo da scandali clamorosi tra i quali quello scioccante che travolge il messinese Francantonio Genovese: sciolto e messo in liquidazione nel 2011, vede sopravvivere l’acronimo come Ial nazionale – Innovazione, apprendimento, lavoro – e in Sicilia l’ex deputato e senatore di Alcamo, continua, come ai tempi della Cisl, ad esserne figura centrale.

Nella foto con Valditara, il ministro dell’istruzione e del merito leghista corso a Palermo ad omaggiare l’Esfo, troviamo in mostra quindi un gruppo di potenti con robusti legami nel lucroso mondo della formazione, forti di un potere proprio che cresce ad ogni passaggio da un partito all’altro, in alcuni casi anche da un campo all’altro degli schieramenti contrapposti. Dentro o fuori quello scatto momentaneo, l’ente di Sant’Agata di Militello approdato lo scorso anno a Modica ha il sostegno e la protezione anche di figure come Sammartino il quale, prima Udc ed oggi leghista, nelle regionali del 2017 batte tutti con 32 mila preferenze ricevute da elettori che scrivono il suo nome nella lista del Pd dove lo colloca il renziano Davide Faraone ma poi votano per Musumeci presidente della Regione; come Turano che, mentre dichiara fedeltà alla Lega, a maggio 2023 sostiene e fa rieleggere il sindaco uscente di Trapani Giacomo Tranchida, candidato Pd, perché quando ci sono interessi così solidi ma anche urgenti da preservare non si può aspettare il prossimo cambio di casacca; come gli altri che abbiamo già visto e come Lo Monte che abbiamo incrociato scorrendo il curriculum di Enzo Testagrossa e che incarna l’esempio di queste prassi.

Sempreverde sindaco di Graniti, piccolo comune del Messinese, Lo Monte, deputato all’Ars per dieci anni dal 1996 al 2006, è vice presidente della Regione guidata dal Ds Angelo Capodicasa, ma negli anni seguenti è anche in varie giunte di centrodestra; nei successivi 16 anni trascorsi a Montecitorio, dal 2006 al 2022, attraversa campi e schieramenti con quotidiana disinvoltura: nella lista dei partiti da lui prescelti, dopo la Dc, spaziamo – solo per citarne alcuni – da quelli di centrodestra come Democrazia europea, Udc, Mpa, Lega; a quelli di centrosinistra come Ppi, Centro democratico, per un breve periodo perfino Italia dei Valori, Psi; da ultimo Sud chiama Nord.

A capo dell’Esfo Enzo Testagrossa, condannato dalla Corte dei Conti

a risarcire personalmente 600 mila euro del totale di 15 milioni

per il danno accertato nell’inchiesta shock sul Ciapi 

Tornando a Modica, in vista della candidatura all’Assemblea regionale siciliana del 2022 preparata da lungo tempo, Ignazio Abbate ha nel mirino un ente di formazione nella città sua roccaforte elettorale: però talune sue incursioni e aggressioni, che pure egli è abituato a portare avanti rapidamente in modo sbrigativo e quasi sempre con successo (a volte gli bastano le prime, altre deve procedere con le seconde), sono respinte, cosicché l’aspirante deputato si decide a ‘montare’ con le sue mani i pezzi del dispositivo che gli serve.

Ed ecco giungere a Modica l’Esfo, attivo in tutt’altre aree della Sicilia: nel ‘chi siamo’ del proprio sito ufficiale fa sapere di operare in un’area limitata e circoscritta della Sicilia, ben lontana da quella iblea e da Modica: <<L’organismo  opera attualmente nel territorio nebroideo con l’obiettivo di promuovere lo sviluppo sociale, economico e culturale del circondario>>. A Sant’Agata di Militello centro di 12 mila abitanti quasi a metà strada tra Messina e Palermo, a Sambuca di Sicilia e per necessità di cose nel capoluogo regionale l’Esfo ha basato le proprie sedi per curare meglio precisi e radicati interessi territoriali, distanti dai luoghi di Abbate il quale perciò deve offrire argomenti attraenti e convincenti per l’approdo a Modica. Il primo di questi è la comforte zone di una struttura già pronta, praticamente gratis, attrezzata e ben apparecchiata per tutte le portate e le consumazioni che dovrà fornire, su una grande tavola imbandita a capo della quale ci sarà sempre lui, quale che sia di volta in volta la pertinenza delle singole ‘stanze’ del nuovo condominio.

Abbate già negli anni precedenti si è insinuato in certe dinamiche interne del Grimaldi, intessendo rapporti di scambio alla sua maniera e facendone un serbatoio di fedeltà e di utilità di vario genere nella propria personale visione della realtà in vetta alla quale egli pone la merce per lui più preziosa: il voto nelle urne ed ogni prestazione, contro le norme e a carico dei contribuenti, che ben prima che esse si aprano possa favorire la disponibilità diffusa a concederlo secondo le sue esigenze.

Il condominio viene insediato in locali che, con soldi pubblici, da molto tempo sono nella disponibilità del Grimaldi, istituto scolastico pubblico: la sede distaccata di via Sorda Sampieri 13, ubicata nell’edificio preso in locazione 32 anni fa, con contratto del 19 settembre 1992, dalla Provincia di Ragusa, per un canone annuo che, nelle rettifiche intervenute, dal 2015 è di € 48.000,00 ovvero quattro mila euro al mese, dal 2017 di € 44.000,00, rinnovato, dopo l’ultima scadenza del 21 settembre ’22, fino al 21 settembre 2028, per la somma di € 41.000,00 (€ 3.416,66 mensili).

E’ sull’unica porta d’ingresso di questi locali che lo scorso anno cominciano a campeggiare le due targhette, una delle quali, quella dell’Esfo, scompare, secondo quanto rivelato da Ragusanews nell’articolo citato, ai primi segni di interesse giornalistico per quella singolare situazione. E in effetti oltre un anno dopo, nonostante l’attività svolta durante l’intero periodo trascorso, di quella targhetta non c’è traccia.

Così come, improvvisamente, nei dati dichiarati dai due partners ormai scoperti, la scuola pubblica e quella privata, evapora il numero civico, fattore identificativo difficilmente eludibile della sede comune che li imbarazza.

Rimossa la targhetta e nascosto il numero civico comune: ma non certo tutto il resto, così attentamente e tenacemente concepito e studiato dal ‘sistema-Abbate’ come potremo vedere.

Intanto, per completare la descrizione del profilo del secondo dei due condòmini, qualche cenno ulteriore si rende necessario.

Esfo è un’associazione facente capo a Enzo Testagrossa, che ne è direttore e la gestisce con il fratello minore Lucio, presidente e rappresentante legale, e l’apporto di un altro fratello, Felice.

Costituita nel 2000, codice Ateco 85592  – ‘corsi di formazione e corsi di aggiornamento professionale’ – nel 2023 dichiara 8 dipendenti che nel 2024 crescono fino a diventare 107.

La sua storia, non toccata direttamente da inchieste giudiziarie, per dinamiche di servizi resi e di finanziamenti ottenuti è simile a quella degli enti di formazione coinvolti nel continuo mega-scandalo di una regione che spende molte centinaia di milioni di euro dei cittadini al fine dichiarato di formare e orientare i giovani e invece fallisce sistematicamente questo obiettivo per limitarsi ad alimentare un traffico di spesa clientelare scientificamente orientato a mantenere un circuito perverso di scambio tra voti e danaro pubblico con riserva di ruberie, tangenti, spese di ogni tipo capaci di ‘formare’ solo favolosi patrimoni privati. La casistica è fitta ed anche talmente nota che non serve qui riproporla.

In uno di questi scandali inciampa Enzo Testagrossa insieme ai componenti del comitato tecnico scientifico che presiede al Co.Or.Ap, il progetto ‘Consulenza, orientamento, apprendistato’ promosso dal Ciapi, Centro internazionale addestramento professionale integrato, con sede a Priolo Gargallo, attraverso un finanziamento pubblico di 7 milioni poi indebitamente lievitato a 15 e smascherato dall’Olaf, l’Ufficio antifrode di Bruxelles: era solo una mega truffa con la quale, facendo finta di avviare 1500 giovani al lavoro, una cricca intascava soldi – è il sistema dell’agrigentino Giacchetto, manager della pubblicità – con la compiacenza di politici e funzionari beneficiati con vacanze, soggiorni extralusso, case gratis, gioielli e serate con escort. La Corte dei conti contesta il danno erariale per 15 milioni e condanna i responsabili a risarcire il maltolto: quasi 600 mila euro, per l’esattezza 598.239,00, sono alla fine la quota di responsabilità di Enzo Testagrossa dopo la quantificazione iniziale di 854.000,00. E’ lo scandalo, solo uno dei tanti, che investe, oltre a Fausto Giacchetto, il presidente del Ciapi Francesco Riggio, poi deputato Pd e per effetto della condanna sospeso, vertici della burocrazia regionale tra i quali l’ex direttore dell’Agenzia regionale per l’impiego Gaspare Lo Nigro, l’assessore regionale al lavoro e alla formazione professionale Luigi Gentile agrigentino di Raffadali come Cuffaro, l’ex dirigente regionale e assessore regionale Gianmaria Sparma che patteggia la pena, esponenti del Pid, Popolari Italia domani, il partito dei cuffariani devoti quando Cuffaro è in carcere.

Da uno scandalo all’altro nella storia dei corsi di formazione in Sicilia. Tra i più clamorosi quello che investe lo Ial-Cisl e Francantonio Genovese: spese gonfiate per sei volte e ruberie senza fine

Quello del Ciapi è solo uno dei numerosi scandali della formazione in Sicilia. Tra i più noti quello dello Ial del già citato Francantonio Genovese, l’ex segretario regionale Pd, deputato alla Camera dal 2008 al 2018, passato a dicembre 2015 a Forza Italia subito dopo l’autorizzazione all’arresto deliberata dall’assemblea di Montecitorio anche con i voti del Pd, poi condannato più volte per molteplici reati ma capace, anche dal carcere, di fare eleggere all’Ars nel 2017 il figlio ventunenne Luigi.

Trent’anni in politica fino all’arresto, un po’ di qua e un po’ di là: dalla Dc al Ppi, quindi al Cdu di Cuffaro, poi all’Udr, alla Margherita, al Pd e, infine, dopo l’autorizzazione della Camera alle manette, a Fi. Dovunque un recordman di preferenze: nelle primarie Pd, con Walter Veltroni nel 2007, in lizza per la carica di segretario regionale in Sicilia raccoglie l’85% di preferenze.

Scandalo dopo scandalo, nel 2017 in Sicilia è la volta dell’Anfe, Associazione nazionale famiglie emigranti, fondata l’8 marzo 1947 da Maria Agamben Federici – insegnante abruzzese di origini armene perseguitata dal fascismo, deputata Dc alla Costituente – per sostenere e assistere gli emigranti italiani nel mondo e poi divenuto, quale ente morale riconosciuto nel 1968, un colosso nel business della formazione.

Il 12 gennaio 2017 viene arrestato Paolo Genco di Salemi, direttore dell’Anfe provinciale di Trapani che ha 700 dipendenti e gestisce centinaia di milioni di fondi pubblici: nelle carte dell’accusa corsi fantasma e un giro di false fatture per operazioni inesistenti con fornitori compiacenti per 53 milioni di euro. Il processo, in primo grado e, di recente a luglio scorso, in appello vede assolti gli imputati. A capo dell’Anfe – retta in Sicilia da un commissario regionale, il comisano Nunzio Lauretta a capo anche della sede provinciale di Ragusa – in provincia di Trapani, nella consueta sede di Salemi, il testimone passa da Paolo Genco a Maria Genco. L’Associazione onlus, strutturata in 48 rappresentanze estere in 16 Paesi e forte in Italia di 44 strutture provinciali e 16 regionali, è l’ente che nel 2006 assume a tempo indeterminato Enzo Testagrossa aprendogli la strada nel business della formazione nel quale, dopo vari anni di esperienza, il geometra di Mistretta mette a punto un ente a misura dei propri interessi: è l’Esfo di cui è direttore-plenipotenziario e nel quale condivide incarichi di responsabilità con il fratello Lucio, 51 anni, che ne è presidente, mentre un altro fratello, Felice, 53 anni, architetto, è a capo di un ente gemello, il Cirs, Centro di formazione professionale ‘Comitato italiano per il reinserimento sociale’, avente sede legale a Sant’Agata di Militello, allo stesso indirizzo in cui l’Esfo ha quella legale e quella operativa. Insomma due sigle, due strutture complesse ma un’unica conduzione, saldamente nelle mani di una sola famiglia.

I fratelli Testagrossa: Enzo direttore dell’Esfo, Lucio presidente, Felice – coinvolto nello scioglimento per infiltrazioni mafiose nel Comune di Mistretta e incandidabile – a capo del Cirs: due enti, una famiglia

Lucio Testagrossa, presidente di Esfo, è il fratello minore di Enzo del quale, nella carica di presidente, segue ogni direttiva; Felice, il secondo dei tre per età, ha un’esperienza più varia.

Oltre che architetto, è un politico: anzi è stato un politico, a riposo perché incandidabile dopo lo scioglimento, il 28 marzo 2019, per infiltrazioni mafiose del Comune di Mistretta in cui era presidente del massimo consesso cittadino. Incandidabilità non solo richiesta nell’immediato dal ministero dell’interno secondo prassi sulla base dei propri accertamenti amministrativi nei confronti dei titolari delle cariche coinvolte, ma confermata in sede giudiziaria, per due elezioni di ogni livello successive allo scioglimento del 2019, con sentenza emessa a maggio 2021 dal tribunale di Patti il quale invece non l’ha applicata al sindaco Liborio Porracciolo. Secondo i giudici infatti non fu sua, ma dei consiglieri comunali Vincenzo Tamburello e Benedetta Sgrò, oltre che del presidente della civica assise Felice Testagrossa, la responsabilità delle condotte che causarono lo scioglimento, originato dall’operazione ‘Concussio’ della Dda di Messina avente ad oggetto la vicenda di un tentativo di estorsione aggravata dal metodo mafioso riconducibile al consigliere comunale allora in carica Tamburello, con la complicità delle cosche di Mistretta e San Mauro Castelverde in relazione ad un appalto comunale da un milione di euro, mentre l’iter era ancora in corso, per la valorizzazione dei dodici siti della Fiumara d’arte del mecenate Antonio Presti nella Valle dell’Halaesa: estorsione consistente nella pretesa di 50 mila euro, dell’assunzione di tre operai e dell’acquisto di calcestruzzo attraverso un fornitore imposto.

La relazione agli atti del decreto di scioglimento conclude così: <<i fatti riportati dimostrano una situazione di possibile permeabilità alla criminalità organizzata da parte di alcune figure chiave dell’attuale consiliatura, quali il presidente del consiglio comunale Felice Testagrossa e i consiglieri Tamburello, Sgrò e Provenzale, che unita alla debolezza dell’apparato burocratico comunale … potrebbero aver avuto come effetto forme di deviazione dell’attività amministrativa in settori che, secondo le risultanze investigative dell’operazione “Concussio”, sono particolarmente appetibili da parte delle organizzazioni criminali>>.

Gli organi comunali sciolti per mafia nel 2019 erano stati eletti nel 2014, con un sindaco di minoranza e una maggioranza consiliare avente in Testagrossa l’esponente maggiore.

La relazione prefettizia focalizza il ruolo centrale di Tamburello, già vice sindaco dal 2009 al 2014, di recente, il 15 ottobre 2024, assolto in sede penale dall’accusa di estorsione dopo una condanna in appello e successivo rinvio da parte della Cassazione ad altra sezione giudicante, mentre resistono all’ultimo vaglio di legittimità le condanne riguardanti il livello operativo mafioso.

Nel procedimento sfociato nello scioglimento Tamburello è definito <<elemento di collegamento con esponenti di rilievo della criminalità organizzata di Mistretta>> mentre diverse indagini <<hanno fatto emergere in maniera inequivocabile i rapporti tra il consigliere Tamburello con pregiudicati quali Lo Re Giuseppe, Lamonica Antonino, definiti costanti e attuali nell’operazione ‘Concussio’ e soprattutto con Maria Rampulla … destinataria delle somme provenienti dalla richiesta estorsiva avanzata da Tamburello>>. Per la cronaca Maria Rampulla è la sorella degli esponenti mafiosi Pietro e Sebastiano Rampulla, il primo condannato come artificiere della strage di Capaci, il secondo indicato per anni come responsabile per la provincia di Messina di Cosa nostra palermitana, citato in un pizzino da Bernardo Provenzano per la risoluzione di una controversia sul versante tirrenico del Messinese.

Aggiunge la relazione prefettizia: <<Il padre dell’ex consigliere Mariano Tamburello risulta inoltre essere depositario delle scritture contabili delle imprese confiscate ai Lamonica… L’ex amministratore (Tamburello, n.d.r.) sembrerebbe far parte di un gruppo di potere unitamente al presidente del consiglio comunale Felice Testagrossa e ai fratelli Antonino e Mario Saitta, il primo suocero del Tamburello e già consigliere comunale, il secondo collega di studio di Testagrossa>>.

Significativo, tra i tanti, il brano della relazione che descrive lo scontro e la persecuzione di settori del vertice politico contro il segretario comunale colpevole di fare rispettare la legge. E’ Andrea Gaglio il quale, in audizione, racconta: <<… invitai tutti i consiglieri comunali presenti a rilevare e comunicare eventuali situazioni di incompatibilità sia di consiglieri che di amministratori… Il clima di ostilità si manifestò chiaramente durante la seduta del consiglio comunale del 24-2-2016, allorquando il consigliere comunale Tamburello Vincenzo mi chiese delle informazioni in merito a situazioni di incompatibilità e poiché non era la prima volta che il presidente del consiglio comunale, architetto Testagrossa, consentiva la trattazione di argomenti non iscritti e non attinenti all’ordine del giorno, il sottoscritto rilevò che si stava trattando un argomento non incluso nell’ordine del giorno. A questo punto il presidente del consiglio (Felice Testagrossa) prese la parola e mi intimò di non permettermi di fare certi interventi e che se non mi fossi attenuto a tale ammonimento sarei stato sostituito… Per tali fatti e per ciò che avevo detto otto consiglieri presentarono nei miei confronti una mozione di sfiducia. In relazione al contenuto di tale mozione di sfiducia presentai nel mese di aprile 2016 una formale denuncia presso il Comando Stazione Carabinieri di Mistretta. Il clima di ostilità inoltre si può desumere da una molteplicità di atti del presidente del Consiglio comunale Testagrossa Felice diretti al sottoscritto, molti dei quali caratterizzati da toni aggressivi e lesivi della mia professionalità… Gli attriti con il consiglio comunale sono iniziati sin dal 30 settembre 2014, immediatamente dopo il mio insediamento, quando rilevai la mancanza del quorum funzionale, necessario per l’approvazione dei provvedimenti. L’esperienza lavorativa presso il Comune di Mistretta è la peggiore vissuta in tutta la mia carriera di segretario comunale iniziata nel 1993. Mai era accaduto che fossi stato oggetto di contestazioni lesive fondate sempre su presupposti non veritieri e privi di riscontro nella realtà».

Abbate, imprenditore agricolo eletto sindaco, ‘concima’ il Grimaldi,

ne raccoglie i frutti buoni per sè e poi vi pianta una scuola privata

a spese di quella pubblica, per un raccolto personale ancora più ricco

La targhetta della scuola privata Esfo che a Modica, affiancata a quella del Grimaldi sulla porta d’ingresso, l’unico, della scuola pubblica nella sede pagata con i soldi dei contribuenti, a ottobre ’23 accende l’attenzione di Ragusanews, compare quando, nello strano condominio di via Sorda Sampieri 13, partono i corsi per ‘operatori del benessere’.

E’ il traguardo tagliato da Ignazio Abbate che un anno prima, quando diventa deputato all’Ars, vuole mettere le mani su un ente di formazione e, non riuscendo su nessuno di quelli esistenti, ne importa uno su misura, modellandolo secondo le proprie esigenze e, per rendergli la vita facile e agiata – condizione necessaria per soddisfare le medesime – lo avvantaggia di una serie di prestazioni, benefici, servizi la cui erogazione, generosa, indebita e contro le norme, ordina alla scuola pubblica a lui fedelissima, il Grimaldi.

Del resto non è un mistero che da lungo tempo il sindaco Abbate abbia nel mirino un seggio a Sala d’Ercole e che nel nutrire la sua aspettativa costruisca reti di influenza, di scambio e all’occorrenza di pesante condizionamento con ogni mezzo in vari ambienti: uno di questi è il Grimaldi che infatti prima e durante la campagna elettorale per il voto delle regionali del 25 settembre 2022, con le azioni e i gesti della dirigenza e di diversi docenti, gli dà pieno e pubblico sostegno. E’ lo stesso ambiente popolato da persone legate a doppio filo le quali, per sé o per amici e famigli, nella scuola privata in gestazione ‘gemmata’ da quella pubblica, troveranno posti di lavoro, incarichi e guadagni di ogni tipo: moneta elettorale di grosso taglio in quella gigantesca transazione il cui saldo si misura nelle urne dove Abbate trova un plebiscito cittadino.

Ci sono momenti di vita scolastica che documentano come l’istituto professionale di Stato sia ridotto a luogo e strumento di propaganda elettorale dell’ex sindaco che aspira ad un seggio nell’Assemblea regionale siciliana.

Del resto poiché, come abbiamo visto, l’obiettivo da diversi anni è nelle sue mire, Abbate punta il Grimaldi. Egli infatti fin quando diventa sindaco è un imprenditore agricolo sicchè, forse per inclinazione indotta dall’esperienza o per sintonia d’interessi con le aziende agrarie dell’istituto, in viale degli Oleandri più che altrove trova terreno fertile e lo concima adeguatamente: quindi ne raccoglie i frutti, con metodi e modalità lesivi del decoro, dell’ambiente e della dignità di una scuola pubblica. Perfino quando non è più sindaco, cessato dalla carica il 9 maggio 2022, ed è quindi solo un candidato alle future elezioni regionali d’autunno, il Grimaldi, in dispregio della sua missione  accetta di degradarsi a suo palcoscenico elettorale concedendo momenti nei quali figure della dirigenza e del corpo docente si prestano in bella evidenza quali ferventi sostenitori della sua corsa elettorale.

Il Grimaldi partner della cooperativa Logos nell’impresa didattica sul cioccolato e nei tirocini formativi a Malta per un milione di euro:

nel sito dell’istituto mancano gli atti. Protetta una ‘parentopoli’? 

L’insana commistione di interessi, palese in molteplici momenti di vita scolastica dell’Istituto, trova sbocco in svariate attività e progetti del Grimaldi come quelli che coinvolgono la Logos, società cooperativa di Comiso, con forte business nella formazione professionale e nella consulenza aziendale, che quanti seguano In Sicilia Report conoscono bene, soprattutto coloro che abbiano letto l’articolo del 26 agosto scorso (qui) sul complesso di Donnafugata che il Comune di Ragusa sta facendo di tutto per concedere ad una cordata privata che vede protagonista appunto la Logos: fondatore e capo assoluto ne è Rosario Alescio, imprenditore cresciuto, così come l’articolo richiamato documenta, all’ombra del potere politico dell’ex presidente della Regione Giuseppe Drago.

Logos è capofila di Crosswork (Cross border network for mobility of workers) – Programma di cooperazione per una Rete transfrontaliera per la mobilità dei lavoratori – progetto da oltre un milione di euro (per l’esattezza € 1.016.484,19 di cui € 864.011,46 a carico del Fse, il Fondo sociale europeo, ed € 152.472,63 dello Stato) avente ad oggetto l’attribuzione di voucher di mobilità transfrontaliera con Malta per la realizzazione di tirocini per l’inserimento lavorativo nell’isola dei Cavalieri – e viceversa – di giovani disoccupati e di soggetti di qualunque età svantaggiati residenti in Sicilia. Partners di Logos sono l’Istituto Grimaldi e un’associazione maltese, la Malta Chamber of small and medium enterprises. Un affare di cui è difficile misurare ex post i risultati indicati nelle finalità generali e nell’utilità sociale agli atti del progetto e in cui per contro risultano visibili certi segni di una ‘parentopoli’ che chiamano in causa la dirigenza dell’istituto professionale di Stato e intrecci molto simili a quelli che innervano lo strano accoppiamento Esfo-Grimaldi in nome della totale comune fedeltà ad Ignazio Abbate e al suo sistema.

Ai trenta soggetti selezionati è corrisposta la somma di 12 mila euro ciascuno per un tirocinio di sei mesi e un impegno di 20 giorni, in 120 ore, al mese. I soli requisiti richiesti un diploma e un’età tra i 18 e i 29 anni per i giovani disoccupati; nessun limite d’età invece per i soggetti svantaggiati.

Il progetto si concretizza nel 2023 e vede il Grimaldi parte attiva (con una quota di finanziamento di € 612.900,58, mentre € 120.289,40 sono destinati alla Logos ed € 252.355,30 a Malta Chamber) anche attraverso i numerosi avvisi firmati dal dirigente Bartolomeo Saitta, come quello emanato il 15 maggio 2023 per l’individuazione di un esperto esterno di supporto a Malta, tra i cui requisiti tassativamente elencati risalta quello di non trovarsi in situazioni di conflitto d’interessi neanche potenziale, con scadenza del termine fissata il 22 maggio ’23 – appena una settimana dopo – e l’annuncio che la commissione di valutazione sarà nominata dallo stesso Saitta.

Gli atti pubblicati sul sito della scuola, alla faccia dell’obbligo di trasparenza, finiscono qui. La nomina della commissione e l’esito della scelta top secret: forse in questo caso, perfino nella percezione di chi si mostri allenato ad ignorare ogni scrupolo, una traccia visibile ad occhi indiscreti o allo sguardo di curiosi sarebbe troppo. Ma siccome gli uni e gli altri non mancano, non sfugge la presenza – nel drappello siciliano a Malta dei ‘trasfrontalieri’ fortunati – di congiunti diretti di chi esercita poteri decisionali e influenza percorsi.

Perciò la pubblicazione di ogni atto, comunque per legge dovuta, soprattutto da parte della scuola pubblica vincolata agli obblighi di trasparenza, sarebbe stata oltremodo necessaria. Quale il ruolo della dirigenza, quali i criteri di valutazione e le decisioni finali previa comparazione di titoli da parte di una commissione giudicatrice rimasta nell’ombra, all’interno della procedura selettiva riguardante un progetto finanziato con soldi pubblici per un milione di euro?

Tornando all’Esfo, l’ente nebroideo – nel cuore di tanti cuffariani di varie stagioni politiche ed oggi, per le nuove casacche da loro indossate, in quello dei maggiorenti siciliani della Lega – probabilmente è ritenuto capace di servire gli interessi di Abbate in modo più diretto e appagante di quanto riesca alla Logos ma ciò non toglie che la cooperativa di Comiso faccia al Grimaldi la sua parte, non solo con Crosswork nello scambio siculo-maltese ma anche con il progetto di un’impresa didattica per la produzione e la promozione del cioccolato di Modica: una start up finanziata con somme cospicue dalla Regione e realizzata attraverso il lavoro diretto degli studenti dell’Alberghiero avviati alla formazione.

Per tenere a battesimo l’iniziativa, come abbiamo visto ad agosto 2020 si precipita a Modica l’allora assessore regionale Roberto Lagalla che annuncia nove mesi di formazione in un laboratorio di cioccolateria, prima della produzione vera e propria. Ma dell’uno e dell’altra non si sa più niente. E le risultanze effettive del progetto, dopo il proclama e dopo il finanziamento, risultano oscurate e inverificabili, così come molte altre attività del Grimaldi, a causa delle sistematiche violazioni degli obblighi di trasparenza le quali per esempio impediscono di sapere, oltre a tante cose anche ben più importanti, quale sia stata la destinazione del cioccolato Igp prodotto grazie al processo produttivo reso possibile dai finanziamenti pubblici e dal lavoro dei giovani alunni.

Sul terreno della formazione di base nel territorio, la sensazione è che l’Esfo soddisfi il ‘sistema-Abbate’ del quale è asse non secondario, purtroppo ad un prezzo altissimo per la comunità a causa delle devianze imposte dal sistema medesimo alla missione educativa propria di una scuola pubblica come il Grimaldi, del danno ingiusto agli studenti, delle tante compromissioni etiche e giuridiche divenute regola quotidiana.

Il Grimaldi oggi, il dirigente Saitta e le aziende agrarie.

Diciassette ettari e un marchio biologico contestato dagli organi di controllo, tra opacità, ombre e singolari rapporti di scambio

A dirigere l’istituto, da molto tempo ormai, quasi in corrispondenza temporale con l’avvento di Ignazio Abbate alla guida della città nel 2013, come abbiamo visto c’è Bartolomeo Saitta, 66 anni, di Scicli.

Laurea in filosofia nel 1981 e Licenza in ‘teologia fondamentale’ conseguita 27 anni dopo nel 2008 all’Istituto teologico di Assisi, è docente di materie letterarie: attività che pare abbia svolto solo nell’anno scolastico ’87-’88, stando almeno allo strano curriculum che egli pubblica sul sito ufficiale del Grimaldi; strano perché omissivo e reticente su molti elementi basilari di ogni cv che per legge si abbia l’obbligo, come in questo caso, di pubblicare. Secondo il documento sottoscritto la sua carriera scolastica si svolge infatti solo nell’anno ’87-’88, mentre oltre ai due titoli citati, nulla è dato sapere se non che dal primo settembre 2013 divenga dirigente scolastico: una carriera, questa, interamente vissuta al Grimaldi. Laddove mancano notizie documentali – che per legge dovrebbero essere chiaramente leggibili a tutti sul sito dell’istituto – soccorrono voci che lo vogliono affine ad un prelato d’alto rango per effetto del matrimonio, con la moglie insegnante di religione anche in periodi recenti al Grimaldi.

Un ruolo importante per vincolo fiduciario riveste nell’istituto il suo vicario, Orazio Licitra, docente di scienze degli alimenti, agronomo e figura operativa in passato anche nella cura delle aziende agrarie del Grimaldi la cui responsabilità nell’anno scolastico 2022-2023 risulta affidata ai docenti Giovanni Modica e Giorgio Carbonaro nominati l’11 ottobre 2022 ‘referenti Azienda agraria’.

Al di là della configurazione giuridica unitaria, in effetti le aziende del Grimaldi sono più d’una. La principale, a Pozzallo, in contrada Scaro-Recupero, si estende per una superficie di diciassette ettari, di cui circa cinque destinati ad uliveto e la restante a colture seminative, grano e ortaggi.

Il Grimaldi si fregia anche del titolo di azienda biologica per il quale dopo una visita ispettiva a maggio 2020 gli organismi di controllo del ministero politiche agricole lo diffidano per l’utilizzo di concime a base di rame e il mese successivo gli contestano il mancato rispetto del provvedimento di diffida. Un atto dovuto ineludibile, pur nell’atteggiamento, tutt’altro che ostile, degli ispettori alla cui percezione affiorano anche violazioni relative all’impiego di anticrittogamici e al versamento di ‘acque di vegetazione’, sottoprodotto, insieme alle sanse, della molitura delle olive: versamento che per il suo impatto e la scarsa biodegradabilità non è compatibile con il carattere biologico dei processi produttivi.

In quel contenzioso pare che l’istituto, al di là di generiche affermazioni giustificative, si limiti a far trascorrere il tempo, interessato solo alla riscossione dell’ingente contributo economico attribuito sulla base di un bando comunitario per le colture biologiche e subordinato ad un periodo minimo quinquennale, in quel momento prossimo al compimento. Non risultano evidenze documentali del rispetto di tale vincolo, come non risulta la restituzione delle somme percepite come conseguenza di inadempimento o disimpegno. Come vedremo, ancora meno risulta alcuna tracciabilità di tanto denaro e dell’intera gestione economica delle varie aziende agrarie delle quali quella di contrada Scaro-Recupero è la più estesa. Posto che la responsabilità è sempre riconducibile al dirigente, l’opacità avvolge anche gli atti di nomina e di delega delle figure interne incaricate della cura delle aziende agrarie.

A proposito delle contestazioni degli organismi di controllo e ai dubbi ulteriori che ne sono derivati, va detto che l’istituto procede regolarmente allo sversamento delle acque di vegetazione (nulla di grave nè di strano per un’azienda non ‘biologica’, sicchè bisogna verificare i periodi), come per esempio documenta l’avviso di affidamento dell’incarico per la concessione di 5 ettari di terreno – appunto ‘per lo sversamento di acque di vegetazione’ nel periodo dal 26 settembre al 26 novembre 2022 per un prezzo base di € 1.300,00: sono i cinque ettari destinati ad uliveto.

Peraltro il marchio biologico delle produzioni cui sono subordinati i finanziamenti presuppone, per quanto riguarda la vasta superficie di Pozzallo destinata al grano, l’esistenza di un proprio mulino, necessario per produrre farina biologica. Chi conosce ogni spazio interno ed ogni angolo dell’istituto e delle aziende agricole annesse è certo che l’impianto, dichiarato esistente nella struttura centrale, non c’è, non c’è mai stato e non può esserci, il che aggiunge dubbi e misteri alle ombre su questa realtà dell’istruzione professionale pubblicala la quale, grazie anche al nome insigne che porta, dovrebbe suscitare un immediato e intangibile sentimento collettivo di fiducia.

Sempre in tema di aziende agrarie, il plesso centrale di viale degli Oleandri comprende una serra automatizzata, realizzata grazie ad un apposito finanziamento europeo.

Uno dei misteri s’intreccia con quello relativo ad uno strano rapporto tra il Grimaldi e l’impresa – o più correttamente le imprese – Zaccaria. C’è chi racconta un multiforme rapporto contrattuale in forza del quale l’impresa ha in affitto una vasta estensione, quella seminativa, di Pozzallo e nel contempo è fornitrice di mezzi agricoli acquistati dall’istituto, e non si può escludere tra di essi vi siano anche quelli oggetto di apposito finanziamento pubblico nell’ambito della realizzazione della serra automatizzata; mezzi impiegati a Pozzallo, non sappiamo se nella potenziale disponibilità della stessa impresa Zaccaria ma certo ben vicini, per titolo contrattuale, alla sua sfera d’azione. L’impresa che al Grimaldi fornisce macchine e attrezzature agricole, con relativi servizi di riparazione e manutenzione è la F.lli Zaccaria di Vincenzo e Giovanni, società personale in nome collettivo con sede legale in via Rocciola Scrofani n. 190. Il contratto d’affitto dei terreni, per esempio 7 ettari per fienagione da luglio ’22 per due anni rinnovabili, risulta stipulato con la ditta Carmelo e Ignazio Zaccaria che ha sede in via Rocciola Scrofani 184. Chi conosce dall’interno dinamiche e relazioni parla di una stessa impresa familiare.

E sullo sfondo l’opacità di rendiconto, evidente fin dall’osservazione del sito istituzionale, delle somme ricavate dall’affitto dei terreni di Pozzallo e dei progetti realizzati con soldi pubblici grazie ad una non comune capacità di ottenere finanziamenti: per la serra automatizzata, per l’acquisto di macchine agricole, per il grano e la farina di asserita produzione biologica. Per non dire del vasto uliveto la cui produzione, di rilevante entità, meriterebbe un apposito apprezzamento pubblico – anche per il giusto riconoscimento della città e del più ampio comprensorio in cui agisce – in favore delle molteplici ricchezze e attività dell’istituto. E invece di quelle tonnellate d’olive, e/o di quelle migliaia di litri d’olio non si sa nulla (che peccato!) come poco o nulla si sa di tante altre cose afferenti la gestione ordinaria, in difformità dai protocolli e dai doveri di trasparenza.

Dai documenti contabili dell’Istituto, quei pochi in mostra, e dalle poste finanziarie in uscita si apprende che non c’è spesa eseguita cui non corrisponda un affidamento diretto: legittimo se ‘sotto soglia’ ma, quando gli importi sono comunque rilevanti, nulla impedirebbe una scelta di segno diverso che anzi dovrebbe rispondere ad un bisogno del dirigente responsabile a sua garanzia e a tutela della migliore qualità e del minor costo del bene o servizio acquistato con danaro dei contribuenti.

Nondimeno fa piacere rilevare che, per esempio ad aprile 2018, il pregiato olio del Grimaldi figuri tra i primi 15 migliori extravergine prodotti in Italia dagli istituti scolastici agrari, con menzione sulla rivista ‘Gambero rosso’. Merito in quel caso del docente referente dell’azienda agraria, Concetto Gerratana, al quale si deve l’iniziativa – con l’ok del dirigente Saitta e del vicario Licitra – di confezionare, etichettare e spedire i tre campioni richiesti di 250 ml di olio ciascuno. E grazie a questa partecipazione, almeno di questa quantità, di 750 ml, conosciamo la – proficua – destinazione.

Tornando ai dubbi di prima, a fare apparire potenzialmente più intrigante l’intreccio c’è un’altra azienda agraria di circa due ettari, di proprietà del Grimaldi: si trova a Frigintini, la frazione rurale nella quale sono ben conservati, efficienti e sempre in uso, certi ‘attrezzi’ del potere di Abbate e del suo sistema. Ovviamente non si può escludere che questa sia solo una casualità, almeno nel gioco delle congetture spinto dalla carenza di notizie che una realtà pubblica come un Istituto professionale di Stato dovrebbe avere l’accortezza di non far mancare.

Di certo casuale non è affatto il condominio Grimaldi-Esfo dal quale siamo partiti.

 

Agli operatori del benessere promesso un diploma di Stato. Sì, ma – amara sorpresa – in ‘accoglienza turistica’ (Sala e Bar). Dopo il ‘trucco

e parrucco’, alla sindaca Monisteri ora possono … servire il caffè 

Abbiamo visto chi è l’Esfo e chi c’è dietro. Sappiamo anche per sommi capi la storia del Grimaldi delle sue fasi migliori ed anche, per quanto qui rileva, quella – che amareggia e disorienta – dell’ultimo decennio.

Da una parte una scuola privata, quella gestita dai tre fratelli Testagrossa, la quale, con soldi pubblici e sotto la vigilanza della Regione, organizza corsi professionali triennali – nello standard dei percorsi IeFP, istruzione e formazione professionale – alternativi ai normali istituti superiori con maturità quinquennale: corsi attraenti perché spendibili subito dopo un triennio nell’esercizio di un mestiere; inoltre propedeutici al proseguimento in un istituto professionale di Stato per un quarto anno idoneo all’acquisizione di un diploma tecnico utile per l’inserimento nel mondo del lavoro; infine capaci di consentire, al compimento del quinto anno con relativo superamento dell’esame di Stato, anche l’accesso all’università. Insomma, con tre anni di IeFP si consegue una qualifica tecnica, con il quarto anno – in un istituto professionale pubblico – si raggiunge un diploma professionale, con il quinto un diploma di Stato.

Dall’altra parte troviamo il ‘nobile decaduto’ Grimaldi di Modica – appunto, un istituto professionale di Stato – che, in quanto tale, nel nostro caso, nei corsi del quarto anno tenuti nell’anno scolastico 2023-2024 opera in ‘sussidiarietà’ con la scuola privata: una sussidiarietà disciplinata dalla legge nei termini di un apporto di risorse umane nella misura del 70% da parte del privato e del 30% da parte del pubblico.

Da considerare che dal 2017 gli istituti professionali di Stato, a differenza che in passato, possono promuovere e organizzare, autonomamente, di propria esclusiva iniziativa, e senza alcun bisogno di collaborazione con scuole private, i percorsi IeFP ‘istruzione e formazione professionale’, potendo così istituire in ogni settore sia corsi del primo triennio che quelli del quarto anno al quale consegue il diploma tecnico. Ciò permette loro di scegliere e valorizzare quelli coerenti con i propri indirizzi. E invece il Grimaldi non solo non lo fa ma, pur di servire gli interessi dell’Esfo, accetta, come vedremo, di promuovere un corso valido per il diploma tecnico per ‘operatore del benessere’ che nulla ha a che fare con gli indirizzi ‘Alberghiero, Agrario, Ottico’, con la conseguenza che agli alunni, catturati al quarto anno con la promessa di un diploma di Stato che potranno conseguire nel successivo, viene poi imposto un quinto anno del tutto difforme dall’esperienza e dal titolo acquisiti: infatti i neo diplomati, con titolo conseguito nel 2024 alla fine del quarto anno, ‘operatori di benessere’ (tecnici dell’acconciatura e dei trattamenti di bellezza) per aspirare ad un diploma di Stato hanno dovuto, per gli effetti di questo insano accoppiamento Esfo-Grimaldi, riciclarsi e riconvertirsi, nel corso del quinto anno, in operatori d’accoglienza turistica, indirizzo ‘Sala e Bar’.

In proposito sovviene alla memoria un post dell’Esfo di Modica, nella propria pagina Facebook, del 9 dicembre 2023 quando è nella fase iniziale il corso per operatori del benessere. Nel post, dal titolo ‘trucco e parrucco ad una grande donna’ si vedono gli allievi dell’Esfo al lavoro sui capelli e sul viso della sindaca Maria Monisteri. Alla luce dello sbocco obbligato seguito a quell’esperienza di formazione, possiamo attenderci che quegli allievi, con la stessa bravura di allora, oggi a quella ‘grande donna’ siano capaci di servire un caffè … un caffè – siamo certi – all’altezza di tanta grandezza.

E dire che il corso per operatori del benessere è anticipato e punteggiato lungo tutta la sua durata da una campagna promozionale molto spinta. Il 16 settembre 2023 un post sulla stessa pagina annuncia un accordo di collaborazione con il Teatro Garibaldi che <<vedrà gli allievi eseguire i trattamenti di ‘trucco e parrucco’ agli attori e alle attrici della stagione 2023-’24>>. Eccoli poi a dicembre, durante Choco Modica, impegnati ad offrire trattamenti estetici e acconciature al cioccolato con massaggi aromatizzati e inebrianti effetti promozionali compresi nel pacchetto – più che un pacchetto, un vero e proprio pacco! – contenente l’Esfo, il Grimaldi, l’operazione allestita, con la regìa di Ignazio Abbate e, per gli affari correnti dentro il Comune, con la collaborazione esecutiva della ‘sua’ sindaca Monisteri. Segue la campagna pubblicitaria degli Open day per l’orientamento, con annuncio di nuovi corsi nell’anno seguente, 2024-2025.

Ma finora non c’è alcun nuovo ‘quarto anno’ attivato in regime di sussidiarietà Esfo-Grimaldi, mentre i soli corsi attivi sono quelli di primo e secondo anno per ‘operatori del benessere’: un’attività meramente privata, che non consente alcuna collaborazione con la scuola pubblica e però viene esercitata nei locali di quest’ultima, dati in ‘affitto’, rectius, in subaffitto: sia l’uno che l’altro sono vietati dalle norme vigenti. E comunque, come vedremo, più che un affitto è un regalo.

A proposito di annunci finora senza seguito, il 17 aprile 2024 sulla pagina Facebook di Esfo ne compare uno sensazionale: un corso di alta formazione in hospitality management con posto di lavoro e assunzione garantita a 75 studenti nelle strutture ricettive del gruppo Modica Hotels. Seguono comunicati stampa ed una conferenza nell’Auditorium Pietro Floridia il 6 maggio successivo. In effetti il progetto non è di Esfo che però ne pubblica l’annuncio con modalità ed espressioni tali da ingenerare la sensazione che fosse suo. Infatti, sotto il suo logo, subito il titolo <<Assunzione garantita per 75 studenti!!! Nuovi corsi ITS Academy in Hospitality management a Modica con il gruppo Modica Hotels>>. E immediatamente di seguito: <<Siamo entusiasti di annunciare l’avvio dei nostri corsi di Alta Formazione in …>>. Sono i corsi lanciati da Its Academy Fondazione Archimede, in collaborazione con l’Esfo e la Logos. Sono finanziati con i fondi del Pnrr e dopo quella campagna promozionale cui il sistema-Abbate attinge a piene mani, almeno ad oggi, non se ne sa nulla. Ma qui l’Esfo non c’entra.

Del corso per operatori del benessere ’23-’24 rimane il grande sostegno sui social e la giusta diffusione data a vari momenti significativi come le attività rientranti nel progetto Erasmus. Una di queste vede un gruppo di allievi, dal 28 novembre al 6 dicembre ’23, a Potsdam, la piccola città vicino Berlino nota per un’importante citazione letteraria: qui infatti l’imperatore Federico II di Prussia – secondo il celebre racconto di Bertold Brecht – vuole espropriare un mulino ‘colpevole’ di disturbare la visione paroramica del suo sontuoso castello di San Souci. Il piccolo mugnaio che ne è proprietario non ci sta a subire l’abuso e fa causa. L’imperatore ordina ai magistrati del luogo di dargli torto ma egli non s’ arrende e, certo che ‘ci sarà un giudice a Berlino’, vince la sua battaglia.

Piccoli insegnamenti, anche questi utili al ‘benessere’, di tutti e non di pochi.

‘Accoppiamento’ Grimaldi-Esfo grazie ad un accreditamento che non poteva essere concesso, basato su attestazioni dubbie. E da parte dell’istituto di stato un ‘subaffitto’ illegale di locali pagati dalla Provincia 

Tornando alla brusca virata cui vengono costretti i neo diplomati operatori del benessere orientati a conseguire un diploma di Stato, essa si deve al fatto che l’Esfo poteva offrire quei corsi e il Grimaldi doveva piegarsi alla superiore necessità che, comunque, dei corsi <<s’aveano da far>>, in modo che, con i finanziamenti pubblici e l’asservimento di una scuola pubblica, potesse nascere la realtà tanto cara ad Abbate: personale da assumere, incarichi da offrire, amici e parenti da coinvolgere insieme a quelli degli studenti che poi, come abbiamo visto nel passaggio al quinto anno, risultano fuorviati e ridotti a meri numeri funzionali all’operazione cinicamente concepita. Vedremo meglio più avanti alcuni di questi aspetti ma intanto soffermiamoci sulle condizioni privilegiate nelle quali in questo connubio con il Grimaldi diretto dal sistema-Abbate può agire la scuola privata.

Presupposto fondamentale per l’esistenza in vita e l’esercizio dell’attività da parte degli enti di formazione è l’accreditamento, concesso dalla Regione sulla base dell’esistenza di precisi requisiti. L’assenza, lampante e incontestabile, di alcuni di questi nel caso dell’Esfo di Modica è svelata proprio dallo strano ‘condominio’ costruito e mantenuto in violazione delle norme, dentro un’impropria commistione di ruoli ed interessi, di doveri e di funzioni, che chiama in causa direttamente il Grimaldi. La normativa (decreto presidenziale dell’1 ottobre 2015, relativo regolamento d’attuazione, disposizioni per l’accreditamento, legge regionale n. 9 del 7 maggio 2015) è chiara: <<… Destinatari dell’accreditamento sono gli organismi, con le sedi operative permanenti, che intendono organizzare ed erogare attività formative e/o orientative nel territorio della Regione. Per organismo si intende un soggetto pubblico o privato, giuridicamente autonomo, che ha tra le proprie finalità l’orientamento e la formazione professionale e che dispone di una struttura organizzativa e logistica e di un raccordo sistematico col territorio…>>.

L’Esfo a Modica, nei locali, di proprietà privata, presi in affitto dal Libero consorzio dei comuni e assegnati ad una scuola pubblica, il Grimaldi – locali con ingresso unico, privi dell’autonomia funzionale e operativa richiesta dalla legge come attesta anche il titolo d’uso, ovvero la convenzione stipulata – non poteva essere accreditato. Solo attestazioni difformi dalla realtà hanno potuto consentire il nulla osta regionale necessario per l’avvio dei corsi, per i relativi finanziamenti e per la manifestazione pubblica del buon fine dei proclami elettorali di Ignazio Abbate, con esaudimento delle promesse clientelari e l’annesso pacchetto di assunzioni, incarichi e opportunità. Attestazioni di chi? Quale professionista abilitato può avere dichiarato il falso o omesso il vero? O, in mancanza, esso nasce negli uffici della Regione che confezionano il provvedimento?

Peraltro c’è un passaggio che suscita attenzione per i suoi tempi record. In appena 14 giorni, dal 27 maggio all’11 giugno 2024 – dato ben diverso dalla media corrente – l’Esfo presenta la richiesta relativa allo svolgimento degli esami, gli uffici della Regione esaminano la documentazione ed espletano l’istruttoria, quindi viene emesso il decreto di accreditamento e di nomina della commissione d’esami.

Con l’accreditamento dell’anno prima, e l’immediata ospitalità ‘familiare’ in locali che la Provincia concede al Grimaldi, prendendoli in affitto da un proprietario privato, proprio perché l’istituto professionale di Stato ne è carente e ne ha – o ne avrebbe – bisogno per le proprie classi, a ottobre 2023 possono partire i corsi per ‘operatori del benessere’ – tecnico dell’ acconciatura e tecnico dei trattamenti estetici – frequentati da alunni ‘catturati’ tra quelli in uscita da corsi professionali triennali tenuti da altre scuole private della città con la promessa, illusoria per le ragioni chiarite, di un quarto anno che potrà dare loro successivamente un diploma di Stato: sì, ma di tutt’altre competenze che frustrano e vanificano le precedenti.

Peraltro che di inganno si tratti lo attesta un provvedimento dell’assessorato regionale dell’istruzione e della formazione, emanato proprio quando l’Esfo e il Grimaldi si preparano al loro matrimonio d’interessi altrui. E’ la determinazione del dirigente generale del 5 maggio 2023 avente ad oggetto <<la realizzazione di un percorso formativo di IV anno finalizzato all’innalzamento delle competenze di base per favorire il passaggio degli allievi al quinto anno>>. ‘Innalzamento di competenze’ e ‘passaggio’ significano continuità, coerenza d’indirizzo: elementi difficili da immaginare nella successione tra un parrucchiere ed un barista, tra un’estetista e un operatore d’albergo o ristorante.

Nonostante l’inganno sotteso, l’operazione di reclutamento degli iscritti e di avvio del corso a ottobre 2023 riesce non solo per l’attività, capillare e penetrante, svolta sul campo, negli ambienti sensibili della scuola pubblica, da vari promoter dotati di convincenti poteri di persuasione, ma anche per la campagna promozionale che vede il Grimaldi commissionare a pagamento ad emittenti radio, tv, e testate giornalistiche quelli che al pubblico e ai potenziali utenti sembrano servizi d’informazione. Tra le mirabilie annunciate troviamo i nuovi corsi in collaborazione con l’Esfo nella stessa sede di via Sorda Sampieri già indicata tre anni prima quale laboratorio per la produzione e la promozione del cioccolato, definito ‘unicum in Italia’.

I corsi, grazie ad un accreditamento che non avrebbe potuto essere concesso, sono finanziati, in numero di tre – due per tecnico dell’acconciatura e uno per tecnico dei trattamenti estetici – con 270 mila euro – per l’esattezza € 89.925,00 ognuno, per un totale di € 269.775,00 – grazie ad una graduatoria che spartisce quasi quattro milioni di euro (€ 3.787.350,00) a 42 corsi in cinque province, nessuno dei quali in quella di Ragusa a parte i tre dell’Esfo di Modica che peraltro occupano gli ultimi posti. Uno dei corsi ottiene il punteggio di 63, penultimo in assoluto, gli altri due di 69 (solo sei concorrenti fanno peggio in Sicilia).

Ogni corso deve avere almeno quindici iscritti, quindi 45 in tutto. Ma i conti non tornano perché alla prova dei fatti ne risultano meno della metà in due soli corsi, nonostante gli stanziamenti finanziari. E i neo diplomati tecnici ‘operatori del benessere’ che hanno voluto proseguire anche nel quinto anno per il diploma di Stato si ritrovano oggi ad essere aspiranti ‘operatori in accoglienza turistica (Sala e Bar), in un gruppo unico di appena 18 alunni che unisce e confonde due classi, una quarta e una quinta, situazione non compatibile con le norme riguardanti un istituto statale. Un’operazione fallimentare per tutti: per gli studenti, per la comunità territoriale in cui opera una scuola pubblica la quale, a parte il molteplice imbarazzante disastro descritto, non solo asservisce la propria missione a certi interessi impropri che guidano l’operazione, ma vede anche ridursi il bacino dei propri potenziali iscritti subendo la concorrenza proprio dell’Esfo, peraltro in una fase di grave declino che, come attestano i dati, fa arrancare il Grimaldi ridotto ad avere un numero di studenti pari a poco più di un terzo, 375, del minimo necessario di 900 per sopravvivere in autonomia.

Inoltre se, pur con tutte le conseguenze nefaste di tale operazione illogica e dannosa per la scuola pubblica, la collaborazione Grimaldi-Esfo può apparire compatibile nell’anno scolastico 2023-2024 con le norme sulla tipologia del quarto anno in sussidiarietà, rimangono ben evidenti tutti gli altri profili di illegittimità: la mancanza di autonomia operativa dell’Esfo che ne avrebbe dovuto impedire l’accreditamento; la condivisione illegittima dei locali soprattutto per i corsi del primo anno peraltro nelle aule attrezzate e negli spazi del Grimaldi concessi abusivamente: nella migliore delle ipotesi un subaffitto arbitrario e illegale perché vietato dalle norme. L’unica possibilità ammessa di concessione di locali scolastici a soggetti esterni – a parte il rispetto di una lunga serie di criteri, garanzie e compatibilità – richiede: una disposizione del dirigente assistita da attività negoziale soggetta a principi di trasparenza, informazione e pubblicità; l’<<uso temporaneo>> (ore, singole giornate o eventi di pochi giorni) <<solo fuori dell’orario del servizio scolastico>>; il versamento anticipato, prima quindi dell’utilizzo, del corrispettivo fissato; l’indicazione del nominativo del responsabile della gestione dell’utilizzo dei locali quale referente verso l’istituzione scolastica. In proposito, nell’anno in corso si dichiara responsabile dell’Esfo di Modica Giuseppe Ragona – ex portavoce e factotum personale di Ignazio Abbate, stipendiato dal Comune negli anni della sua sindacatura – che incontreremo tra poco esplorando il tragitto nel quale sono disseminate figure, esperienze, situazioni, rapporti, intrecci cui si lega il famoso condominio Grimaldi-Esfo.

La convenzione Grimaldi-Esfo è un regalo alla scuola privata di locali pagati con i soldi dei contribuenti e di strutture didattiche indebitamente sottratte all’istituto di Stato: ecco nel contratto i conti e gli inganni 

Tornando alle condizioni di ammissibilità della concessione di locali scolastici a soggetti esterni, a proposito del corrispettivo economico, per avere un’idea, a parte il pagamento extra di prestazioni e servizi approntati dall’istituto scolastico pubblico per il tramite del proprio personale, un’indicazione di massima contenuta nelle direttive ministeriali prevede, solo per fare un esempio, il pagamento di 50 euro l’ora per l’utilizzo di un’aula magna. Nel nostro caso, secodo la convenzione stipulata, il Grimaldi da questo rapporto ‘incestuoso’ ricava quattro mila euro l’anno.

La convenzione è un capolavoro di camuffamento della realtà tramite omissioni, travisamenti, falsa attestazione di situazioni di fatto e falso richiamo a norme inconferenti, aggiramenti, elusioni.

Quale che sia, stante il contrasto stridente tra le cose scritte nel documento e la realtà, la causale reale dello scambio contrattuale, la cifra onnicomprensiva pattuita di quattro mila euro l’anno equivale ad appena 333 euro al mese, irrisoria se si considera l’enormità dei beni e dei servizi concessi quali corrispettivo. Tra questi anche l’utilizzo continuo di un intero piano, dei due dell’intero edificio, il cui affitto costa ai contribuenti oltre dieci volte tanto, 41 mila euro l’anno, ovvero 3.416 euro al mese: e questa cifra riguarda solo i locali, mentre il Grimaldi, con i soldi dei contribuenti e con le proprie risorse di scuola pubblica, regala al privato molto altro.

In effetti, a leggere la convenzione, non sarebbe solo uno dei due piani, ma di più. Ma qui l’elencazione sovrabbondante nasconde un altro fine: quello di fare ottenere un accreditamento altrimenti impossibile.

La convenzione, stipulata il 26 luglio 2023 tra Bartolomeo Saitta dirigente del Grimaldi e Lucio Testagrossa presidente dell’Esfo, concede a quest’ultimo <<i locali e gli spazi di accesso come da planimetria allegata per lo svolgimento dei percorsi IeFP>> (concessione in teoria legittima, se vi fossero tutti i presupposti, solo per i corsi del quarto anno, n.d.r.) e poi elenca tali locali: quattro aule didattiche, direzione, segreteria, due laboratori tecnico-professionali, un’aula laboratorio informatico, locali di servizio e supporto all’utenza, sala docenti e tutor, gruppo sevizi igienici, area esterna per attività motorie.

il Grimaldi concede ‘un diritto d’uso’ annuale ma rinnovabile, a titolo oneroso con pagamento di un canone annuo forfettario a partire dall’avvio effettivo dei corsi (sic!) e autorizza la richiesta di accreditamento della struttura sulla base della convenzione, nonchè il suo inoltro alla piattaforma Sidi per l’attribuzione del codice meccanografico. Insomma in questo contratto c’è una parte, quella pubblica, che regala all’altra tutto ciò di cui ha bisogno per i suoi interessi privati.

Singolari alcune delle statuizioni convenute: poichè <<ciascuna parte conserva la propria responsabilità professionale, finanziaria e giuridica, si esclude che il rapporto sia di lavoro subordinato>>: e ciò è perfino ovvio.  Poi però si aggiunge che <<per la natura dei servizi resi al concessionario è escluso che il presente abbia natura di contratto di locazione o di comodato d’uso>>. Ma cos’è allora? La convenzione tende a far credere che sia una ‘prestazione di servizi’ ma ecco come li elenca quale corrispettivo di poco più di 300 euro al mese: consumo di energia elettrica, allaccio telefonico, rete wifi, acqua, riscaldamento, pulizia, e – chiarisce la convenzione – tutte le spese necessarie per l’utilizzo del bene. Il tutto per un canone annuale, forfettario e omnicomprensivo, di 4 mila euro l’anno. Già solo una piccola parte di tali servizi vale più di questa somma. E c’è sempre da aggiungere l’uso – di fatto un subaffitto – di almeno metà dei locali che ai contribuenti costano oltre dieci volte tanto.

In ogni caso, tornando ai dati di fatto da cui siamo partiti, il ‘condominio’, totalmenete illegittimo, è anche dannoso e pregiudizievole per la scuola pubblica e per le sue risorse. La collaborazione pubblico-privato, ammessa infatti esclusivamente per i corsi del quarto anno nell’ambito dei percorsi IeFP, prevede (decreto del dirigente generale 924 del 5 maggio 2023, Assessorato regionale istruzione e formazione Sicilia) che <<l’istituzione scolastica pubblica possa collaborare con l’ente di formazione privato per il coordinamento didattico, la progettazione didattica e per la docenza per almeno 109 ore. L’ente di formazione si impegna a corrispondere alla scuola pubblica l’importo necessario alla suddetta collaborazione alla progettazione>>. Insomma, la cifra pattuita non è sufficiente neanche a coprire questa prestazione contemplata dalla collaborazione in suddisiarietà nei corsi del quarto anno. Tutto il resto, illegale e abusivo, è anche gratuito.

In ogni caso permangono tutti gli altri profili di illegittimità di tale concessione, talmente assurda e inspiegabile con le categorie delle norme di legge e della logica dei comportamenti, da rendere necessario ricercare motivazioni plausibili solo dentro quel sistema integrale di devianza spinto da dinamiche concussive, o corruttive, o di scambio, comunque pregiudizievoli di beni pubblici fondamentali, del quale Ignazio Abbate da undici anni è artefice.

Se poi qualcuno volesse ignorare tutto quanto ricostruito e riferito a proposito delle condizioni di illegalità di questa insana commistione, controlli il codice meccanografico dell’istituto professionale di Stato Grimaldi e quello dell’associazione privata Esfo, ‘ente superiore di formazione professionale’: troverà due codici distinti che, nel caso dell’Esfo di Modica, ci porta dritti dentro i locali – con ingresso unico – della succursale del Grimaldi di via Sorda Sampieri. Il codice meccanografico è fattore distintivo, esclusivo e non ripetibile, di ogni singola realtà scolastica, pubblica o privata purché accreditata. Non esiste un codice meccanografico identificativo di una ‘coppia’ Grimaldi-Esfo, come con qualche maldestra argomentazione gli interessati sostenitori di tale accoppiamento tendono a far credere.

Campagne pubblicitarie a pagamento per decantare i nuovi corsi e mettere in secondo piano ombre, anomalie, forzature, incongruenze, violazioni nell’operazione, imposta da Abbate e lesiva del Grimaldi 

Nella campagna pubblicitaria cui abbiamo accennato, a sostegno del corso per operatori del benessere nell’anno ’23-’24, e in quelli che sembrano servizi d’informazione, incompatibili per definizione con forme di pagamento da parte di committenti, per l’occasione si afferma che il Grimaldi abbia 800 studenti, numero vicino al minimo richiesto per la propria sopravvivenza autonoma che la legge finanziaria 2023, la 197 del 29 dicembre 2022, al comma 557 innalza a 900 (prima era 600). Ciò significa che al di sotto di questo numero le scuole non possono avere dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato, ma solo con di reggenza. Però il Grimaldi non ha affatto 800 alunni, ma meno della metà come documenta la fonte più attendibile già citata, il ministero dell’istruzione e del merito, nel proprio sito ‘Scuola in chiaro’: 375 alunni in 21 classi.

Con i soldi spesi nella campagna pubblicitaria la scuola pubblica Grimaldi trova il modo per fare decantare i titoli e le referenze dell’Esfo, definito ‘leader’ in Sicilia ma dati oggettivi e documentali rivelano altro.

Rispetto agli annunci di quella campagna la realtà successiva svela il problema. Gli studenti del corso di ‘operatore del benessere’, valido quale quarto anno utile per un diploma tecnico, e che presumibilmente avevano compiuto la scelta confidando anche nel quinto anno necessario per acquisire un diploma di Stato si sono ritrovati, come abbiamo visto, a dovere migrare in un corso di tutt’altro genere. ‘O questo o niente’ è stata la realtà dinanzi alla quale si sono trovati all’atto dell’iscrizione al quinto anno da parte di un istituto di Stato che ora tradisce sé stesso e la propria affidabilità facendo venir meno la coerenza di un percorso didattico e frustrando così le legittime aspettative degli studenti.

Ecco il frutto della mirabolante collaborazione Grimaldi-Esfo. I motivi? Da una parte essi legittimamente sono interni alla scuola privata, alle sue dinamiche, al suo business e alla sua possibilità o scelta di promuovere questi corsi e non altri. Dall’altra però, al di sopra vi è l’interesse di Ignazio Abbate di avere un ente professionale nel quale pascolare e di farlo su un terreno ancora più fruttuoso che ha bisogno dell’assistenza complice e della prostrazione servile di una scuola pubblica. Ed ecco il Grimaldi, prono e pronto ad esaudire i bisogni e i voleri di Ignazio Abbate grazie ad una dirigenza che lo schiera nella posizione adeguata allo scopo.

Per dovere di cronaca va rilevato che dentro il Grimaldi qualche voce di dissenso si leva. Succede quando l’istituto prende le decisioni che dovranno consentire l’operazione cara ad Abbate e alla sua cerchia che vuole i corsi ‘del benessere’ nell’anno scolastico 2023-2024. Il 20 giugno 2023 il dirigente Saitta spiega al collegio docenti che bisogna accogliere la richiesta dell’Esfo relativa ai corsi da ospitare nella sede di via Sorda Sampieri valevoli quale quarto anno, <<per 130 ore di docenza e 50 di coordinamento-progettazione secondo l’accordo di rete per cui l’Istituto di Stato si farebbe carico di una parte delle discipline di area generale mediante supplenze>>. Una parte dei docenti non è d’accordo ma a maggioranza s’impone la linea per la quale fin da ottobre dell’anno precedente, subito dopo l’elezione all’Ars, Abbate briga e si batte. Il 4 settembre 2023, nell’imminenza dell’inizio delle lezioni, il collegio docenti deve prendere atto di quanto fa sapere il dirigente vicario: che un intero piano dei locali di Via Sorda Sampieri 13 sarà destinato all’Esfo, per i corsi valevoli quale quarto anno in sussidiarietà con il Grimaldi, ma anche – è un dato di fatto – per i suoi corsi del primo anno con cui il Grimaldi non ha nulla a che fare: un abuso, un regalo, una cessione, senza titolo e in contrasto con le norme, di beni pubblici: locali, aule didattiche, arredi, attrezzature, servizi vari.

Studenti con disabilità grave utilizzati come numeri per consentire

più classi e nutrire l’organico. Il declino del Grimaldi e la lotta

per l’autonomia: appena 375 alunni invece dei 900 necessari. 

Il tema della condotta del Grimaldi rispetto ai propri studenti inoltre viene in rilievo in forma molto grave rispetto a quelli con disabilità. L’Istituto ne ha circa cinquanta, un numero enorme, in pratica uno su sette alla luce dei dati che abbiamo appena analizzato. Non vi sarebbe alcun problema se tali alunni potessero esercitare il loro diritto allo studio in condizioni adeguate e soprattutto conformi agli standard previsti. Invece quello cui purtroppo si assiste, nella sede centrale di viale degli Oleandri, è uno spettacolo penoso, lesivo della loro dignità e dei propri legittimi interessi di studenti. Appena fuori dalla classe di appartenenza – situazione molto frequente nella condizione in cui si trovano – tutto ciò che sia loro consentito di fare è di rimanere parcheggiati nei corridoi o negli spazi esterni, privati di locali idonei o di sale attrezzate in cui possano vivere in un ambiente didattico il loro tempo scolastico, costretti a girovagare quando possibile nelle stradelle contigue agli edifici. In passato c’era una sala che però è stata eliminata. In queste condizioni risulta incomprensibile un numero così alto di studenti con disabilità grave, così come definita dalle norme di riferimento: <<Qualora la minorazione, singola o plurima, abbia ridotto l’autonomia personale, correlata all’età, in modo da rendere necessario un intervento assistenziale permanente, continuativo e globale nella sfera individuale o in quella di relazione, la situazione assume connotazione di gravità>> (L’art. 3 comma 3, della legge 104/1992 così definisce la connotazione di gravità).

Condotta incomprensibile perché dannosa per gli studenti, probabilmente spiegabile con una certa logica dei numeri. Uno studente con disabilità, in misura maggiore se grave come nel nostro caso, proprio nella fattispecie delineata dalla norma citata, abbassa sensibilmente il numero minimo di alunni per classe. Inoltre se un docente di sostegno può curarsi di due alunni con disabilità lieve, nel caso di quella grave il rapporto diventa 1/1 e il numero degli insegnanti cresce a dismisura. ‘Scuola in chiaro’ attesta la presenza di 39 insegnanti di sostegno nell’organico, ma non sappiamo se e quanti soggetti Asacom (assistente all’autonomia e alla comunicazione dei disabili), operanti in cooperative su affidamento dei comuni, siano impegnati al Grimaldi

Considerate le condizioni descritte, affiora il dubbio che, anche in questo caso, l’attenzione più che alle condizioni effettive in cui vivono a scuola tali studenti sia rivolta ai numeri che fanno organico: altrimenti non avremmo quelle scene indegne di un paese civile e, a maggior ragione, di una sua scuola pubblica.

Se da qualche tempo, specialmente dopo l’innalzamento a 900  del numero minimo di alunni per l’esistenza autonoma di un istituto (ma anche 600 era una vetta lontana) il Grimaldi è in apprensione per la propria insufficienza, il rimedio non è certo quello che risulta, fin dai primi cedimenti alle mire dell’allora sindaco Abbate, prima e dopo l’operazione-Esfo, dalla deriva che i fatti narrati documentano.

Se il Grimaldi si presenta, plasticamente, come il partner-favoreggiatore dell’Esfo – reclutato da Abbate nell’operazione da lui voluta, secondo proprie collaudate dinamiche magari comprensive di regole d’ingaggio – non mancano in settori della scuola pubblica cittadina testimonianze di fervido sostegno, chissà se indotte anche da sentimenti di sincera ammirazione per cotante capacità.

Clemente Grimaldi e Raffaele Poidomani, due grandi cittadini di Modica ‘indossati’ senza consapevolezza, nè riguardo. L’istituto comprensivo piegato alle esigenze di promozione dei corsi privati Esfo

Per esempio, per citare un fatto recente tra i tanti, il 29 ottobre scorso l’istituto comprensivo ‘Raffaele Poidomani’, con circolare firmata dalla dirigente Veronica Veneziano e inviata <<ai Docenti di scuola secondaria, ai Genitori e agli Alunni delle classi terze di Scuola Secondaria, alla Scuola Esfo, Ente di Formazione Professionale>> promuove fortemente il <<Progetto Orientamento 2024-2025 ‘A Scuola dei mestieri presso Esfo – Modica>>  con parole che il diretto beneficiario non avrebbe potuto formulare meglio per le proprie aspirazioni di autopromozione.

La circolare fa presente che l’Esfo, illustrato con dovizia di referenze e attivo dall’anno scolastico 2023-2024, si trova in via Sorda Sampieri (niente numero, perché dopo quel primo sguardo curioso dei ficcanaso di Ragusanews un anno fa, sia Esfo che lo stesso Grimaldi provano a nascondersi) e propone <<un’offerta formativa nel campo del Benessere diviso nei due indirizzi di Erogazione dei Trattamenti di Acconciatura ed Erogazione dei Servizi di Trattamento Estetico (come si vede le lettere maiuscole sono gratis, e c’è da sperare che non lo saprà mai, perchè non sia disturbato anche nella tomba, il grande narratore, linguista e maestro di parole Raffaele Poidomani, n.d.r.). Il progetto – sottolinea l’istituto intitolato allo scrittore – si propone di rispondere alle esigenze di studenti e genitori che si accingono a scegliere un nuovo corso di studi>>.

La circolare, quasi fosse un volantino pubblicitario, aggiunge che <<a tal proposto durante il mese di novembre p.v. verranno proposte delle attività laboratoriali della durata di tre ore durante le quali gli alunni verranno coinvolti in lezioni interattive con la guida degli studenti più grandi e dei docenti di materie tecniche secondo il seguente calendario…>>. Segue il calendario al completo con dettagliate indicazioni di giorno e ora delle varie attività previste, con tanto di guida nei vari laboratori (meticolosamente elencati: dal make up al massaggio, al taglio, alla permanente, alla colorimetria, all’epilazione-depilazione, manicure, pedicure, detersione) e viene altresì offerto supporto alla guida nell’accesso a tali esperienze fortemente caldeggiate. Infatti gli alunni dell’Istituto Poidomani potranno scegliere i laboratori preferiti <<prenotandosi con la docente prof.ssa Daniela Zacco personalmente o tramite mail, all’indirizzo danielazacco@scuolapoidomani.edu.it>>. La circolare si chiude con il ringraziamento della dirigente alla docente referente per la collaborazione.

Insomma, dinanzi allo sforzo promozionale in favore di una scuola privata come quello in questione profuso da quella pubblica, la dirigente di quest’ultima sente anche il bisogno di ringraziare la docente dell’istituto comprensivo statale Raffaele Poidomani per i preziosi servizi resi all’Esfo nel dirottarvi quanti più alunni possibile. Alunni che, uscendo dalla scuola secondaria di primo grado, potrebbero scegliere, invece di uno dei tanti istituti scolastici pubblici, un ente privato e in particolare il corso che questo promuove in una struttura pubblica abusivamente concessa (nei corsi del triennio non può esservi alcuna collaborazione pubblico-privato) da un istituto di Stato.

Se abbiamo già provato amarezza e imbarazzo per la sorte toccata al grande agronomo, botanico, fitopatologo e scienziato modicano Clemente Grimaldi, la stessa sensazione è inevitabile dinanzi ad un’altra insigne personalità che, con l’immenso talento di grande scrittore del Novecento e di uomo libero mai subalterno al potere, illustra Modica: anche il suo nome, al pari di quello di Grimaldi, meriterebbe di rifulgere sempre, soprattutto nelle azioni quotidiane di chi lo ‘indossa’. Peraltro l’Istituto comprensivo statale di cui parliamo nasce, nel 2012, dalla fusione del circolo didattico ‘Raffaele Poidomani’ con la scuola media ‘Giovanni Falcone’.

Presiede il consiglio d’istituto del ‘Raffaele Poidomani’ Maria Grazia Donzella, coniuge del vice sindaco Giorgio Belluardo e docente in servizio all’Esfo come tante persone vicine ad Ignazio Abbate

Solo per curiosità di cronaca, presidente del consiglio d’Istituto del ‘Raffaele Poidomani’ è Maria Grazia Donzella, avvocata, docente proprio all’Esfo di Modica nonché moglie di Giorgio Belluardo, architetto, vicesindaco in carica nella giunta-Monisteri con delega in manutenzioni, centro storico, decoro e arredo urbano, Unesco, protezione civile, randagismo e rapporti con il consiglio comunale; inoltre già consigliere comunale e assessore durante l’amministrazione di Ignazio Abbate il quale, da deputato all’Ars, ad agosto scorso ha officiato le nozze della coppia. Belluardo è un fedelissimo di Abbate, sempre in giunta con lui, tranne il primo anno della seconda sindacatura quando i soli tre posti maschili disponibili sono appannaggio di Rosario Viola, Giorgio Linguanti e Pietro Lorefice: non perchè più ‘fedeli’ dell’architetto ma perché probabilmente inclini ad un tipo di fedeltà direttamente proporzionale al peso dell’incarico espletato. Belluardo, comunque compensato con deleghe anche in quel breve intermezzo vissuto da consigliere comunale semplice, sa aspettare e da luglio 2019, grazie all’estensione del numero degli assessori, rientra nell’esecutivo con un sostanzioso portafoglio comprendente manutenzione, trasporti e mobilità, Flag (nell’acronimo europeo Forest, Land and Agriculture: foreste, territorio e agricoltura), politiche comunitarie, efficientamento energetico, energia, protezione civile, centro storico, Unesco, beni architettonici, parco degli Iblei. Nelle elezioni di maggio dello scorso anno Belluardo con 582 preferenze risulta eletto consigliere comunale nella lista ‘Prendiamoci cura di Modica’ collegata alla candidata vincente Maria Monisteri.

Il consiglio d’istituto è organismo importante con poteri decisionali su bilanci, utilizzo delle risorse finanziarie della scuola, acquisto e rinnovo delle attrezzature, calendario, programmazione educativa, visite, viaggi, contatti con altri istituti, formazione delle classi, assegnazione dei docenti, uso delle attrezzature della scuola da parte di altre scuole e tanto altro. E’ di natura elettiva e la presidenza è attribuita ad un rappresentate della componente genitori nella comunità scolastica. Proprio in questi giorni il mandato triennale, del consiglio e quindi della presidente Donzella, è in scadenza e il 24 e 25 novembre prossimi alunni, genitori, personale dell’istituto – docente e non – torneranno a votare.

E’ possibile che una mera sequenza di fortuite casualità abbia generato i fatti descritti lungo il filo che dal Grimaldi conduce all’Esfo e, in ultimo, al ‘Raffaele Poidomani’, istituto statale con 1.625 alunni distribuiti in 75 classi allocate in numerosi plessi sparsi per la città. Così come non si può certo escludere che qualche fattore di casualità abbia concorso a formare, nell’asettica procedura selettiva delle nomine imposta dalla legge anche alle scuole private che ricevono contributi pubblici (e quelle di formazione ne ricevono in grande quantità), l’elenco dei docenti dell’Esfo nel quale non è difficile rintracciare figure ben note dello stretto entourage di Ignazio Abbate o a lui vicinissime, personalmente o politicamente.

Cominciando dai docenti dell’anno scolastico in corso, il secondo per l’Esfo a Modica, oltre a Maria Grazia Donzella, troviamo Giuseppe Ragona, Elena Frasca, Viola Candiano, Gianluca Iemmolo.

Giuseppe Ragona, Elena Frasca, Viola Candiano, Gianluca Iemmolo, Saveria Scifo, Davide Cerruto, Michele Fidone: insegnano, o comunque lavorano, all’Esfo. Posizioni, contiguità, nessi, relazioni

Giuseppe Ragona, già portavoce e factotum dell’allora sindaco Abbate, mantiene con lui un rapporto di fedeltà assoluta che gli garantisce tutto il sostegno della sua influenza politica. Docente all’Esfo, quest’anno è anche il responsabile della sede di Modica, promosso in virtù dei suoi meriti che la scuola gli riconosce soprattutto <<per il fatto che l’anno scorso ha lavorato per la nascita della nostra sede di Modica>>: un merito questo fondamentale come vedremo più avanti.

Elena Frasca, avvocata, è consigliere comunale in carica, eletta a maggio dello scorso anno nella lista ‘Siamo Modica, Monisteri sindaco’ con 372 preferenze.

Anche Viola Candiano e Gianluca Iemmolo, come Donzella e Belluardo, sono una coppia di coniugi (Ragona testimone di nozze).  Entrambi docenti dell’Esfo anche se Iemmolo quest’anno ne è tutor, qualifica per la quale nella pagina Facebook della scuola è definito ‘specchio di Esfo Modica, ambasciatore della nostra scuola nella società civile’. Il suo legame con Ignazio Abbate è attestato dal rapporto intrattenuto con il Comune di Modica nella veste di Rspp, responsabile del servizio di prevenzione e protezione rischi, un incarico triennale dal primo ottobre ’21 al 30 settembre ’24, in proroga, per un compenso annuo di sette mila euro: affidamento totalmente discrezionale di un incarico il cui esercizio consiste più in una cartacea attestazione burocratica che nell’erogazione di un servizio effettivo, che comunque potrebbe essere espletato da un qualunque dipendente stante il livello elementare dei requisiti richiesti.

Un Rspp deve esserci in ogni luogo di lavoro anche privato e spesso nelle piccole imprese la figura coincide con il titolare: in ogni caso basta un dipendente di qualifica medio-bassa incaricato dall’imprenditore o, nel caso di un ente pubblico, dal vertice amminisrativo o suo delegato per competenza. Abbate invece, con i poteri del ‘datore di lavoro’ Comune di Modica, noncurante per la sostanza e per la ratio dell’obbligo relativo a questa figura, trasforma anche tale adempimento in opportunità di relazione produttiva di vicendevole scambio. Iemmolo lo scorso anno all’Esfo ha insegnato ‘sicurezza sul lavoro e primo soccorso’ sulla base degli stessi titoli e requisiti che alla luce della normativa vigente gli hanno consentito l’incarico comunale: diploma di licenza media superiore e attestato di frequenza a corsi di formazione. La legge (art. 32 del D.lgv 81/08) consente inoltre l’esercizio di questa funzione anche a coloro che non possiedono neanche un diploma di scuola media superiore ma l’abbiano svolta per almeno sei mesi in un’azienda dopo un corso di formazione.

Quindi due coppie di coniugi – Donzella-Belluardo e Candiano-Iemmolo – tra gli insegnanti dell’Esfo e nelle posizioni intrecciate vicinissime all’artefice del sistema e del connubio Esfo-Grimaldi. Per nota aggiunta di colore, le nozze della prima coppia hanno avuto quale officiante, come abbiamo visto, proprio Ignazio Abbate non più sindaco ma sempre in carica, quelle della seconda il suo portavoce Giuseppe Ragona per testimone: mere casualità di situazioni, momenti ed esperienze di vita frutto di sentimenti che senza volerlo irrompono nel mondo degli interessi e degli affari.

Abbiamo già detto che l’Esfo ha rappresentato per Abbate, e il suo ambizioso progetto di decollo da palazzo San Domenico a palazzo dei Normanni, un ‘piano B’, in seguito al fallimento della propria pretesa di occupare – a suon di profferte corruttive, imposizioni concussive, minacce respinte – taluni enti già attivi nel territorio.

Nella concezione e nel manuale d’azione del deputato regionale Abbate, il solo fatto che essi possano operare, riscuotendo anche finanziamenti dalla Regione, gli consegna il potere, come un predone appostato in ogni sentiero che la preda sia obbligata a percorrere, di riscuotere un proprio bottino, in varie forme, a partire da quella dell’imposizione di docenti e personale vario da assumere, noncurante che, proprio perché destinatarie di finanziamenti pubblici, anche tali scuole private sono soggette ad obblighi di trasparenza e di selezione mediante bandi di evidenza pubblica e valutazione imparziale di requisiti e titoli dei concorrenti.

Tra i dipendenti dell’Esfo troviamo altresì Saveria Scifo, a capo della segreteria e motore pulsante del lancio della scuola privata fin dal suo ‘concepimento’ ad opera di Abbate. Incessante esternatrice di ogni iniziativa dell’Esfo e promoter instancabile, Scifo riconosce ed apprezza anche il ‘rapporto privilegiato’ con l’Istituto Poidomani.

Il nome di Saveria Scifo va visto, per un rapporto di coniugio, in relazione a quello di Orazio Licitra, vicario del Grimaldi per incarico fiduciario da parte del dirigente Bartolomeo Saitta il quale con i suoi atti ha dato prova di potere soddisfare ogni interesse – elettorale, di potere e di influenza politica – di Ignazio Abbate.

Lo scorso anno ha insegnato, e operato come factotum all’Esfo dove anche quest’anno è attivo, Davide Cerruto, parrucchiere nel cuore dell’entourage di Abbate, anche per via di certe apprezzate capacità organizzative di gruppo, e da questi fortemente sostenuto. Nell’anno in corso non figura tra gli insegnanti annunciati dalla scuola ma lavora e si spende al suo interno, forte peraltro del caldissimo sostegno di Abbate, disposto a tutto pur di farlo assumere nei posti da lui adocchiati.

New entry nel corpo docente dell’Esfo, nel corrente anno scolastico, è  Michele Fidone, parroco della chiesa madre di San Giorgio, il duomo perla del barocco del Val di Noto che l’Esfo trova il modo di esaltare quasi come un proprio intrinseco tratto di bellezza in occasione dell’annuncio dell’ingaggio del sacerdote. Qui il problema non viene in rilievo, a differenza che in altri casi considerata anche la figura del prescelto, nei termini di uno scambio effettivo di interessi ma in quelli di un atto preventivo di affermazione di ‘controllo del territorio’ da parte di Abbate, considerata la valenza della carica che egli ha inteso reclutare e marchiare: il parroco della chiesa madre e la sua influenza ‘politica’, per la forza della sua voce etica e morale nella polis. E ciò deve essere sembrato talmente importante da far passare in secondo piano il fatto che l’insegnamento della religione non è previsto, né ammesso, nei percorsi IeFp del triennio. E che in questo caso la materia oggetto d’insegnamento sia ‘religione’ – e non un’altra invece ammissibile – è proprio l’Esfo ad attestarlo sulle ali dell’entusiasmo per l’assunzione – annunciata come un colpo pubblicitario – <<del parroco della perla barocca più luminosa del Val di Noto>>.

Una figura di rilievo nell’affaire Esfo-Grimaldi è Giovanni Migliore, responsabile di Cisl Scuola Ragusa-Siracusa, dipendente Esfo dopo essere stato in forza alla Logos e allo Ial: imbarazzante su Report

Una figura di rilievo nelle operazioni condotte da Ignazio Abbate nei rapporti con il mondo della scuola e, in particolare, con il Grimaldi e poi attraverso il progetto-Esfo, è Giovanni Migliore, ex dipendente dello Ial – l’ente di formazione della Cisl sepolto dagli scandali – e capace da questo status di scalare le vette del potere siciliano di Cisl-scuola e di diventarne il numero uno nel campo della formazione: oggi è in forza all’Esfo, dopo essere passato anche per la Logos. Ecco quindi i suoi datori di lavoro in successione: lo Ial, la Logos, l’Esfo. Tutti così convinti delle sue qualità professionali di lavoratore dipendente da assumerlo ad personam e però, nel contempo, ben consapevoli da sùbito di dovere rinunciare alla sua opera visto che il prescelto si trova in eterna aspettativa sindacale.

Chissà quanti lavoratori e lavoratrici della scuola nell’isola, docenti e non, si sono trovati a confidare negli anni nelle battaglie sindacali condotte in loro nome e a loro tutela dalla Cisl. E chissà cosa avranno pensato quando il loro tutore Giovanni Migliore si è trovato, dinanzi alle telecamere del programma di Raitre Report in onda il 14 dicembre 2020, a dovere spiegare – senza riuscire, farfugliando imbarazzanti banalità da ‘reo confesso’  – perché centinaia di dipendenti dello Ial licenziati, travolto dalla crisi prodotta da inchieste e arresti, fossero rimasti senza impiego e senza stipendio, mentre lui, altri dirigenti sindacali e il figlio dell’allora segretario generale di Cisl- Sicilia Maurizio Bernava fossero transitati in altri enti del settore: illuminante il suo ‘dialogo’ con la giornalista di Report (qui).

A proposito del figlio di Bernava, purtroppo è ‘normale’ che uno stuolo di parenti e amici di influenti esponenti sindacali trovino corsie preferenziali laddove invece dovrebbero tutelare la generalità dei lavoratori.

Per la cronaca Bernava senior, che oggi ha 65 anni, con appena un diploma di scuola magistrale in tasca ha percorso una brillante carriera dentro la Cisl, solcando i vertici provinciali di Messina, quelli regionali di Sicilia, poi la segreteria nazionale, quindi divenendo dirigente di Fondimpresa, Fondo interprofessionale per la formazione continua. Ovviamente lo Ial lo ha avuto protagonista con ruoli di primo piano nell’era delle vacche grasse, prima degli scandali.

Giovanni Migliore – che nella sconcertante intervista di Report abbiamo conosciuto come il ‘padre di famiglia’ il quale, legato a doppio filo alla rete Bernava, si salva a scapito di coloro che dovrebbe tutelare – modicano, da otto anni segretario generale della Cisl scuola Ragusa-Siracusa e già da prima responsabile del settore della formazione regionale nell’ambito di Cisl-scuola Sicilia, risulta ben presente nel percorso descritto che dall’Istituto Grimaldi conduce all’Esfo del quale è anche dipendente. Nella sua transizione dallo Ial dopo l’uscita obbligata gli approdi a lui non mancano.

Da sinistra Enzo Testagrossa direttore dell’Esfo, Orazio Licitra vicario dell’Istituto Grimaldi, Giovanni Migliore sindacalista Cisl

 

Non sappiamo in virtù di quali meriti sia prescelto visto che, come rilevato, da tempo immemorabile il suo mestiere è quello di sindacalista a tempo pieno grazie al distacco che nei decenni lo ha esonerato dalla normale prestazione di lavoro propria della sua condizione di dipendente di un ente di formazione quale per lui è stato lo Ial, poi la Logos e attualmente l’Esfo.

Di certo Migliore è attivo e presente, al Grimaldi e all’Esfo, in tutte le fasi di lancio del progetto così caro ad Ignazio Abbate, e nei momenti importanti delle relazioni intessute per portare a Modica l’ente di Sant’Agata di Militello gestito dai fratelli Testagrossa.

 Il ruolo e le responsabilità dell’Istituto di Stato Grimaldi nella vicenda: la nomina fiduciaria dei responsabili della sede di via Sorda Sampieri potrebbe essere casuale ma aggiunge un indizio all’intero puzzle

Ciò che accade dentro il Grimaldi nella sua sede centrale di vale degli Oleandri, al di là di quali, nelle anomalie e negli intrecci descritti, ne siano gli ‘utilizzatori finali’, è responsabilità della sua dirigenza. Certamente lo è l’apertura indiscriminata delle sue porte, con piena libertà di scorrerie al suo interno, a soggetti estranei senza titolo e perfino a pullmini di scuole private come quelli del Cirs, altra sigla della famiglia Testagrossa sul versante in questo caso dell’impegno diretto dell’architetto Felice già presidente del consiglio comunale di Mistretta, ma né al Cirs né all’Esfo, e neanche in virtù della collaborazione in atto lo scorso anno relativa ai corsi di operatori di bellezza nella sede di via Sorda Sampieri, potrebbe esser data questa comodità.

Pullmini del Cirs all’interno della sede centrale dell’Istituto Grimaldi

 

Le norme sono chiare e rivelano l’esistenza al Grimaldi di una prassi ormai di lunga data in stridente contrasto con esse per l’enormità delle violazioni e della loro ‘regolarità’. L’unica ratio di tanta devianza è il servizio reso agli interessi della scuola privata al prezzo di una vistosa lesione di quelli dell’istituto di Stato.

E’ la dirigenza che deve rispondere di tutto ciò e non si può escludere che alcuni atti possano essere facilitati da un ambiente favorevole o comunque ben predisposto a certe relazioni e alla cura di interessi che vi stanno dietro. Magari per mere coincidenze o casualità.

Tale, per esempio, è quella per cui tra i docenti del Grimaldi da lungo tempo figura Marisa Scivoletto, nome non nuovo ai lettori di In Sicilia Report i quali ricordino lo scandalo di quel progetto del Gal Terra Barocca, emanazione del ‘sistema-Abbate’, consistito nell’erogazione di soldi pubblici, oltre 70 mila euro a fondo perduto, ad una società costituita per l’occasione da collaboratori fiduciari dell’allora sindaco di Modica, loro familiari e congiunti di dirigenti comunali così premiati per la loro fedeltà, al di sopra e spesso in violazione dei loro doveri verso l’ente pubblico. (qui).

Peraltro la pubblicazione da parte di In Sicilia Report dell’articolo appena richiamato del 15 giugno 2023 e quello precedente, del 9 maggio 2023, (qui) relativo ad aspetti della stessa vicenda, è ‘merito’ solo della gravità dell’intimidazione alla stampa (le testate Dialogo e Il Domani ibleo) la quale aveva osato, nel pieno rispetto della verità, parlare del caso. Che, in sintesi, potremmo qui riassumere con le parole del pubblico ministero Martina Dall’Amico che, il 16 maggio 2022, chiede ed ottiene l’archiviazione, poi disposta dal Gip Andrea Reale il 30 marzo 2023, del procedimento penale a carico dei giornalisti direttori responsabili delle due testate, Paolo Oddo e Gianni Contino, nonchè dell’autore dell’articolo di Dialogo Giovanni Antoci, procedimento determinato dalla querela di Abbate nella qualità di presidente del Gal Terra Barocca. La magistrata descrive così il reato loro attribuito in relazione agli articoli pubblicati relativamente a fatti avvenuti nel 2021 quando Ignazio Abbate è sindaco e, da questa poltrona, detta legge anche nel Gal: avere riferito che  << … il Gal aveva elargito un finanziamento a fondo perduto alla VTM srls, società costituita due mesi prima della pubblicazione del bando e avente la stessa sede legale della RTM srls, storica emittente modicana, precisando, inoltre che le compagini delle due società appartenevano alle stesse famiglie>>. Sulla base delle risultanze delle indagini espletate il Pm mette agli atti: <<… invero la VTM era costituita da Marisa Scivoletto, moglie di Rosario Cannizzaro, comandante della Polizia municipale di Modica e cognata di Giovanni Cannizzaro, capo di gabinetto del sindaco di Modica, oltre che dal nipote Cannizzaro Samuele, consulente alle politiche giovanili del Comune di Modica e, infine, da Ragona Giuseppe, addetto stampa del sindaco di Modica, mentre i due Cannizzaro erano collaboratori della RTM… Orbene sulla rivista ‘Dialogo’ si ipotizzava che la VTM fosse stata appositamente costituita poiché la RTM aveva preferito non partecipare al bando, atteso che quest’ultima poteva essere in conflitto d’interessi perché i decreti di concessione dei fondi erano firmati dal sindaco di Modica, presidente del Gal, e ci si interrogava se si fosse trattato di un’ipotesi di opportunismo, spirito di sana iniziativa o di vantaggio della posizione personale>>.

Quindi – la conclusione della magistrata requirente – non vi era stata alcuna diffamazione in quanto era stato correttamente esercitato il diritto di cronaca e di critica. I fatti erano veri ed era anche legittimo, anzi doveroso, renderli di pubblica conoscenza.

Per la cronaca – anche certe casualità a volte vi entrano a pieno titolo – il dirigente del Grimaldi Bartolomeo Saitta in data 11 ottobre 2022 assegna a Marisa Scivoletto, insegnante di religione, la funzione strumentale ‘Orientamento’; con altro provvedimento lo stesso giorno la nomina altresì referente per l’orientamento per il Mat (‘Manutenzione assistenza tecnica’, un indirizzo professionale di scarso successo al Grimaldi) nell’anno scolastico 2022-2023 con compenso a carico del fondo dell’istituzione scolastica definito in contrattazione integrativa dell’istituto; inoltre – fatto più importante – la nomina anche <<referente del dirigente presso la sede coordinata di Sorda Sampieri per l’anno scolastico 2022-2023>>. In affidamento congiunto con un altro insegnante, Raffaele Iacono, Scivoletto <<quale fiduciaria di plesso rappresenta nel plesso il dirigente scolastico, coordina le attività didattiche, l’organizzazione, l’utilizzo delle risorse strumentali, dei laboratori e dei sussidi didattici. E’ responsabile della custodia del materiale didattico, tecnico e scientifico dei laboratori del plesso scolastico>>. Segue elenco dettagliato – quelli che precedono solo pochi cenni, n.d.r. – di tutti i poteri, le competenze e le deleghe dirigenziali conferite, in forza delle quali <<nella sede di via Sorda Sampieri rappresenta e impersona a tutti gli effetti il dirigente scolastico>>.

La data di questa nomina è l’11 ottobre 2022. Da quindici giorni Ignazio Abbate è deputato all’Ars e il suo piano di mettere le mani su un ente di formazione professionale, meglio se dentro una scuola pubblica che possa moltiplicare i risultati delle sue aspettative, è già realtà. Tutto è già deciso: sarà l’Esfo, immesso nell’ambiente protetto dell’Istituto di Stato Grimaldi, nella sede già pronta ed attrezzata di via Sorda Sampieri n. 13 dove – è l’aspettativa del neo deputato regionale – dovrà operare alle sue condizioni, senza che nessuno possa fare storie né arrecare disturbo magari accampando ingenue pretese in nome delle prerogative e dei doveri di un istituto scolastico di Stato.

L’affidamento della responsabilità della sede ‘cruciale’ di via Sorda Sampieri a Scivoletto, pur potendo essere una casualità, rende inevitabile la focalizzazione del contesto descritto e della sequenza temporale degli eventi. In quel momento è appena cominciato l’anno scolastico nel quale il Grimaldi porta in dote e offre, in violazione delle norme di legge, la propria sede di via Sorda Sampieri – presa in affitto, è bene ricordarlo, dalla Provincia con i soldi dei contribuenti al prezzo di 41 mila euro l’anno perchè la scuola non ha locali a sufficienza – ad un ente privato sollecitato a sbarcare a Modica perchè, nelle attese di chi lo accoglie, Abbate, possa soddisfare i suoi appetiti clientelari e fornirgli moneta di scambio nei suoi affari. E’ il primo anno della prova sul campo dell’operazione e tutto dovrà funzionare secondo i calcoli e le aspettative di chi l’ha concepita e studiata nei dettagli. Una prova cruciale nella quale conta soprattutto che sia ben ferma e salda la gestione complessiva da parte del soggetto in capo al quale sono poste le prerogative più importanti e delicate per gli obiettivi di tale ‘associazione’: la scuola pubblica, ovvero la dirigenza del Grimaldi e il suo potere di controllo nel luogo prescelto.

Se anche nulla di tutto ciò avesse avesse avuto rilievo nei criteri della nomina, rimarebbe l’anomalia di una scelta caduta, nel caso citato, sull’insegnante di religione: materia facoltativa che comporta peraltro il minor numero di ore di lezione rispetto alle altre, mentre sia la casistica generale che l’esercizio di buon senso qualificano come scelte più congruenti quelle ricadenti su docenti maggiormente presenti per ore di insegnamento nella stessa sede in cui si espleta un incarico di fatto coincidente all’interno di essa, per delega concessa, con la quasi totalità dei poteri dirigenziali.

In conclusione, lungo il percorso documentale esplorato partendo dalla notizia dello strano ‘condominio’, emerge l’ennesimo macigno costituito – nella realtà civile, sociale, culturale e politica di Modica – dal grumo d’interessi ruotanti intorno al collaudato ‘sistema-Abbate’.

Ciò che, in questo caso forse più che nei precedenti, sorprende e scuote particolarmente è l’habitat nel quale tale sistema ha potuto insinuarsi, radicarsi e agire. Trattandosi di una scuola pubblica, peraltro di sicuro prestigio e di gran nome anche per il legame fondativo con la storia della città, ciò probabilmente appare ancora più grave.

Gli articoli precedenti

In Sicilia Report ha pubblicato articoli, sul ‘Sistema Abbate’ e temi collegati, il 12 dicembre 2022 (qui); il 16 gennaio 2023 con riferimento soprattutto ad una gara ‘fuori legge’ da otto milioni di euro (qui); il 17 gennaio 2023, su richiesta di molti lettori, per precisare e chiarire in dettaglio il tipo di favoreggiamento offerto da Cuffaro alla mafia (qui); il 6 febbraio 2023 sull’inquietante lascito di Abbate (qui); il 15 febbraio 2023 ancora sul ‘sistema’ e su affari connessi (qui); il 26 maggio 2023 su un ‘vero e proprio manuale’ del voto di scambio (qui); il 9 giugno 2023 sulla nuova amministrazione definita ‘Abbate ter’ (qui); il  23 dicembre 2023 (qui) e il 5 gennaio 2024 (qui) sul ruolo del segretario comunale Giampiero Bella in quasi nove anni d’attività a Palazzo San Domenico; il 20 aprile 2024 (qui) su una transazione da 13 milioni di euro che raddoppia i costi del Comune, altre gravi illegittimità e l’avvio del nuovo regime di riscossione dei tributi; il 3 ottobre 2024 su una serie di ulteriori casi di illegittimità, violazioni di legge, disastro dei conti pubblici e sugli intrecci relativi allo strano strapotere di un funzionario comunale (qui).

Affrontano vicende riguardanti il ‘Sistema Abbate’ e il Comune di Modica anche quelli concernenti l’attacco alla libertà di stampa, pubblicati il 9 maggio 2023 (qui) e il 15 giugno 2023 (qui).