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Ragusa, inclusione negata: il ‘calvario’ di una persona fragile e inabile al lavoro. Da mesi, nonostante abbia tutti i requisiti, non le viene riconosciuto l’assegno per un mero errore lessicale: erano i Servizi sociali del Comune e non l’Asp ad attestare la sua condizione di svantaggio

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Una storia, purtroppo ordinaria, di negligenza, ottusità burocratica, disattenzione, esercizio di scaricabarile tra istituzioni, sulla pelle di persone fragili e bisognose, private del sostegno economico elementare, vitale ed essenziale, cui pure per legge avrebbero diritto.

A denunciarla è la stessa ‘vittima’, Pasquale, un uomo di 54 anni, inabile al lavoro, dotato di tutti i requisiti previsti per il diritto all’assegno di inclusione ma ‘condannato’ ad un continuo rimpallo di responsabilità per via di un banalissimo iniziale errore: l’indicazione dell’Asp, e non del Comune (servizi sociali) quale ente attestante la condizione di svantaggio e di inserimento in un programma della persona.

A fronte di questo banale errore, immediatamente correggibile sulla base delle evidenze documentali e infatti corretto, diversi mesi con sollecitazioni e tentativi quasi quotidiani non sono bastati per ripristinare una condizione di riconoscimento e attribuzione di un diritto ingiustamente negato.

<<Dal 24 Gennaio scorso, data della terza ed ultima domanda Adi presentata, ad oggi – scrive Pasquale, di Ragusa – mi trovo nella condizione di indigente: non percepisco alcun introito in quanto pur avendone diritto (disabile e persona fragile presa in carico dai servizi sociali di Ragusa) non mi è stata accolta alcuna domanda. Dal mese di marzo ho iniziato un calvario fatto di comunicazioni al sito Inps: telefonate al call center, contatti di persona nella sede dell’Istituto, con l’Asp, richieste di aiuto a varie organizzazioni sindacali di Ragusa. Tutte le comunicazioni avvenute tra me e l’Inps, sia autonomamente che tramite patronato e la sede di Ragusa dell’Istituto, attestano che non viene rispettato il termine entro cui la domanda deve essere definita>>.
Pasquale racconta tutte le peripezie nel vano tentativo che si ponga rimedio a quella banale imprecisione letterale, meramente lessicale, per nulla incidente sull’oggettività delle condizioni e dei fattori dai quali scaturisce l’attribuzione dell’assegno di inclusione. Fa presente di avere dovuto allegare l’ulteriore certificato del medico di medicina generale nonostante quello di disabilità rilasciato dalla commissione medica dell’Inps e di essersi trovato a lungo per un certo periodo di fronte all’affermazione dei vari responsabili istituzionali di servizio di non sapere il perchè dello stallo, nè di poterlo rimuovere. E ciò anche quando all’Inps è giunta conferma dall’Asp dello stato di ‘persna fragile’ ricononosciuto al richiedente.
 Nella lunga sequenza di tentativi di venire a capo della situazione, una risposta da parte dell’Inps in cui si dà atto che – ricostruisce l’interessato – la diatriba è causata dalla mancanza di comunicazione tra Comune e Inps intorno alla verifica della condizione di svantaggio in quanto “le sedi territoriali dell’Istituto hanno limitate possibilità di intervento sulle domande Adi in quanto il sistema è gestito telematicamente a livello centrale”. Inutile anche il tentativo di un colloquio diretto negli uffici.
E dopo mesi di questo calvario Pasquale si trova con bollette e canoni di locazione arretrati non pagati ed una coppia di animali che vivono da lui da quattro anni e al cui sostentamento non sa come provvedere, ben sapendo che in caso di abbandono rischierebbe l’arresto.