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Ragusa, la Compagnia G.o.D.o.T. esalta Ionesco e fa risuonare le proprie corde vibranti teatro civile

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Dieci messinscene, sempre senza sedie vuote, a Maison GoDoT di Ragusa che ha più posti del Théâtre de la Huchette di Parigi dove da 67 anni, ininterrottamente, ogni sera si esibisce ‘La cantatrice chauve’, opera prima e capolavoro di Eugène Ionesco. In effetti la cantatrice calva non ‘si esibisce’ e non è sul palco perché, semplicemente, non esiste, se non in un cenno sfuggente che fa capolino appena nella decima e penultima delle scene costruite dall’autore franco-rumeno con perfida e dissacrante denuncia dei dogmi del teatro tradizionale, quindi delle convenzioni sociali e linguistiche e del vuoto di pensiero critico e di pensiero tout court che le sorregge in uno al sistema di potere che ne è emanazione.
La piéce, ritenuta atto fondativo del ‘teatro dell’assurdo’, ha avuto, dalla prima del 17 febbraio scorso alla decima e ultima di ieri – per merito della Compagnia G.o.D.o.t. di Federica Bisegna e Vittorio Bonaccorso e del loro gruppo di bravi e giovani interpreti – una trasposizione scenica naturalmente perfetta nella capacità di offrire al pubblico il valore, autentico e sempre attuale, di un testo che, quasi tre quarti di secolo dopo la sua prima rappresentazione, non smette di sprigionare tutta la sua carica contestatrice di un mondo – assurdo, come il teatro che, perciò, lo mette all’indice – in cui il linguaggio ha perduto senso e con esso la funzione di fare comunicare e dialogare gli esseri umani: una perdita che è causa ed effetto del vuoto di pensiero e di coscienza di sé capaci di dare loro un posto ed un ruolo nel mondo coerenti con la natura di soggetti pensanti, critici, partecipi, coscienti appunto, liberi e autodeterminantesi.
Grazie ad un allestimento sapiente, ad una regìa ispirata e brillante, e al limpido talento degli attori sulla scena, Maison GoDoT – da oltre un quarto di secolo presidio nella periferica Ragusa, sud del sud, della centralità del teatro quale motore e cuore pulsante di pensiero e di ethos civile nella comunità – per dieci serate ha saputo riportare e riproporre a Ragusa i fasti e le vette artistiche toccate dalla pièce nel Théâtre des Noctambules di Parigi, lo stagno in cui nel 1950 Ionesco nell’indifferenza generale lanciò il suo macigno, o al ‘Piccolo’ di Milano dove nel 1956, finalmente ormai compresa a fondo in tutta la sua carica di scuotimento intelligente e ribelle, la Cantatrice calva approdò.
Un dono al pubblico ibleo che ha apprezzato, ripagato e perciò rinnovato l’invito a ’G.o.D.o.T.’ ad andare avanti con libertà e coraggio, nella scelta dei testi e nell’elaborazione complessiva della propria produzione, lungo la via dell’impegno per un teatro capace di stimolare i cittadini-spettatori a riflettere, pensare e … comunicare costruendo valori di comunità, acquisendo coscienza di sé e facendone energia di scambio simbiotico nell’orizzonte del bene comune che è, nella libertà del sentire e dell’agire individuale, il bene, quindi la felicità possibile, di tutti e di ciascuno.