Nel 2022 l’incubo della guerra ha svelato la fragilità europea
di Claudio Brachino
ROMA (ITALPRESS) – Quando si fa un bilancio, come in una biografia, si addensano troppi ricordi, lontani e recenti, e allora affideremo il racconto di un anno alle parole staffetta. Mentre scriviamo un altro grande ci ha lasciato, Pelè, e ho sotto gli occhi l’articolo su di lui di un altro grande che ci ha lasciato, Mario Sconcerti. Il calcio giocato, il calcio raccontato. Due forme della bellezza. Non è stato all’insegna della bellezza, tranne la straordinaria finale con la Francia vinta dall’Argentina, il mondiale del Qatar, paese al centro delle polemiche più velenose, per i diritti violati e per la corruzione, secondo l’inchiesta in corso, di alcuni membri dell’europarlamento per negare pubblicamente la negazione proprio di quei diritti. Sfogliando le pagine dell’anno, in primo piano c’è la battaglia coraggiosa dei giovani e delle donne iraniani contro il regime degli ayatollah. Persone che rischiano la vita e la perdono per una democrazia che non siamo noi a importare ma che viene dal basso come una loro esigenza.
Una battaglia in cui meritano di non essere lasciati soli e che ritroveremo subito nell’album nascente del 2023. L’Iran è alleato, nella geopolitica di quella parte del mondo, della Russia che a febbraio ha invaso un paese sovrano, l’Ucraina, riportando in Europa una parola che ormai era solo una metafora applicata troppo e male: la guerra. Abbiamo ri-visto tutti gli orrori fisici della guerra e quelli metafisici, il destino ultimo dell’uomo nella paura dell’escalation nucleare. Mentre scriviamo c’e gente che combatte e che muore, c’è gente che affronta il trapasso dell’anno al freddo e al gelo, come la filastrocca dei dolci anni infantili. Solo che al posto del bue e dell’asinello ci sono i missili di Putin, l’altro grande enigma che ci porteremo nel 2023 insieme al desiderio che i grandi della terra possano sedersi attorno a un tavolo e porre fine a questa mattanza. Mattanza di esseri viventi ma anche mattanza economica. L’Europa, che ha risposto all’arroganza dello Zar con le sanzioni, ha scoperto la propria fragilità energetica. Caro bollette, inflazione alle stelle, rialzo del costo del denaro, probabile recessione.
In questo quadro l’Italia ha chiuso a luglio l’esperienza Draghi, che ha prodotto benefici sulla crescita e sull’occupazione, ed è andata al voto per la prima volta a settembre. E per la prima volta nella nostra storia repubblicana una donna è diventata Presidente del consiglio, portando Fratelli d’Italia (fondato nel 2012 con La Russa e Crosetto) in appena dieci anni al 30% dei sondaggi attuali. Numeri che indicano, al di là degli attacchi duri dell’opposizione, uno stato di grazia personale e uno stato di luna di miele con il paese. Giorgia Meloni combatte con meraki, “con tutta se stessa” così dice la sua neo lingua, una sfida difficile ma non impossibile, il riscatto di un intero paese. Anche il Pd, mentre Conte e il M5s lo scavalcano a sinistra, combatte da un lato per il futuro, dall’altro per la sopravvivenza. Trovare un nuovo segretario ed evitare l’incubo della scissione. E c’è un altro incubo che si riaffaccia, le varianti del covid in arrivo dalla Cina, ma stavolta, 3 anni dopo, qualcosa l’abbiamo imparata. Speriamo.
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